Sorprendente destino, quello di Clint Eastwood. Da attore di secondo piano negli anni a cavallo tra i ' 50 e i '60, a fortunato interprete pochi anni dopo degli " spaghetti western " di Sergio Leone e, infine, ad intelligente ed abile regista di tante opere che - fenomeno non comune - hanno spesso messo d'accordo, da più di quarant'anni, critica e pubblico. Merito di un artista dalla personalità a tutto tondo, profondo conoscitore degli ingranaggi del cinema, ispirato quanto basta, capace di riannodarsi ai momenti più felici dell'era hollywoodiana dei film " di genere " e dei grandi "studios ". Un uomo d'azione, certamente, ma anche un intellettuale, tutt'altro che intellettualistico. Il cinema, per lui, è innanzitutto emozione, spettacolo, lavoro di equipe e conseguente sforzo produttivo. Convinzione profonda, resa ampiamente manifesta nel corso degli anni, testimoniata da una serie di titoli che, non tutti certamente della stessa qualità, non hanno peraltro mai tradito le aspettative dei finanziatori, del variegato ambiente cinematografico e di noi spettatori.
" Sully ", la sua ultima fatica, arriva oggi sui nostri schermi dopo un buon successo in patria. Storia tipicamente, fortemente americana, ispirata ad un drammatico fatto di cronaca . Un volo interno della " United Airlines ", appena partito dall' aeroporto La Guardia di New York in una fredda mattina del gennaio 2009, ebbe un terribile incidente, di quelli che i frequentatori di aerei non vogliono immaginarsi neanche nei loro peggiori incubi. Un grosso stormo di uccelli, quando l'aereo era ancora a bassa quota sulla metropoli , mise fuori uso entrambi i reattori, impedendogli di prendere quota e ponendo a repentaglio la vita dei 155 passeggeri e dei membri dell'equipaggio. Fu solo grazie all'ardimento ed alla capacità del primo pilota , Chesley Sullenberger, " Sully " per tutti coloro che lo conoscevano bene, che quel giorno venne evitata una catastrofe. Venendo meno infatti ai " protocolli " che avrebbero optato per il tentativo di tornare al punto di partenza, impossibile in quelle condizioni, questi operò con successo una coraggiosa manovra di emergenza che fece posare l'aereo sul fiume Hudson. Dall' impatto con le acque,sapientemente governato dal comandante dell'aereo, tutti i passeggeri ed il personale di bordo uscirono praticamente indenni, condotti successivamente in salvo dai soccorritori. Un fatto che è ricordato come unico negli annali dell'aviazione civile e che emozionò per settimane l'opinione pubblica del paese.
Raccontato così il film potrebbe sembrare un epigono dei " film catastrofe " che andavano di moda , ricorderete , alcuni anni or sono, costruiti su eventi fortemente drammatici ( terremoti, incendi di grattacieli, dirottamenti di aerei e altri " orrori " ). Film che, con qualche concessione alle vicende dei personaggi coinvolti, puntavano soprattutto ad emozionarci attraverso scene a grande contenuto spettacolare, a sorprenderci con gli "effetti speciali " e in definitiva a titillare, attraverso la paura, quel prevalente e contrastante sentimento di sollievo e di sicurezza di chi assiste ,comodamente installato nella poltrona di un cinema o sul divano di casa sua, ad accadimenti di cui è semplice e distante spettatore. Nulla di meno vero per " Sully ", ed è qui che l'intelligenza e le ambizioni artistiche di Eastwood si dispiegano con successo. Esposto frammentariamente in brevi sequenze in " flash back " che, come lampi di memoria del protagonista, lo tratteggiano con scarna intensità, il drammatico evento dell'incidente dell'aereo e susseguente salvataggio rappresenta solo il congegno dal quale il regista prende le mosse. Il punto di partenza, cioè, per raccontarci una storia " esemplare ", quasi un " morality play " sul senso del dovere, l'assunzione di responsabilità, l'impegno , lo sforzo collettivo di tutto un gruppo che riesce a sormontare le tremende difficoltà cui è improvvisamente posto di fronte. Proprio come potrebbe capitare, in fondo, ad ognuno di noi.
Il salvataggio dell'aereo assurge così- nell' epica visione del regista - a cartina di tornasole di una società, quella americana, che nei suoi momenti migliori può dare grandi lezioni di civismo e di civiltà, basata su valori elementari ma essenziali, in quella continua lotta tra il Bene ed il Male che è il grande tema di tanta creazione artistica del " Nuovo Mondo ". Lotta in cui vincitori risultano i puri di cuore, gli onesti, coloro che antepongono il bene collettivo agli interessi individuali o almeno si adoperano perchè la naturale salvaguardia di questi ultimi si armonizzi con il senso di appartenenza ad una collettività , ad un gruppo. Caratteristica che richiede a volte forti dosi di solidarietà, coraggio e spirito di sacrificio. Sono i temi, questi, del grande cinema " civile " americano, quello che ci ha accompagnato lungo tutta l'evoluzione sul continente della " decima musa ", il cinema di Griffith, Ford, Capra, Walsh, al quale Eastwood palesemente si ispira .E il frequente insistere di " Sully " sugli affetti familiari,visti non solo come istintivo rifugio nelle bufere dell'esistenza ma come potente leva che può spingerci a bene operare per valori ed affetti anche più grandi,lo avvicina soprattutto a Ford, alla sua epica della quotidianità impegnata e solidale che ci ha dato capolavori come "Ombre rosse ", Alba di gloria ", " Furore " , " La prigioniera del deserto ".
" Non sono un eroe, ho fatto solo il mio dovere " - dichiara, cito a memoria, il protagonista al termine dell'inchiesta pubblica che, dopo le iniziali perplessità, perviene a giustificare ampiamente l'audace manovra di emergenza da lui posta in essere- " tutti siamo vincitori: io , il mio secondo pilota, gli addetti alla torre di controllo, i soccorritori, il personale di cabina che si è comportato altrettanto responsabilmente , finanche tutti i passeggeri che hanno dato prova, nella circostanza, di disciplina e di coraggio ". Una perfetta epigrafe, mi pare di poter dire, di un film corale, nonostante abbia come titolo( giustamente ) il nome del protagonista. Un film che rende omaggio a tutte le persone che si impegnarono duramente, in quella occasione, per evitare una probabile catastrofe ma che,nello stesso tempo, ricorda attraverso di esse l' " eroismo " quotidiano di quanti concorrono ogni giorno alla nostra sicurezza ed al nostro benessere di cittadini. Parole che possono sembrare retoriche o almeno un tantino fuori misura per un disincantato spettatore europeo. Ma che esprimono il meglio che può darci la società americana ed il sostrato di buona parte dei suoi valori culturali ( quanto al " peggio ", esso convive con quegli elementi positivi ed il grande cinema americano, come ampiamente dimostrato dallo stesso Eastwood, non lo ha mai sottaciuto ).
" Sully ", vorrei sottolinearlo, non è tra i " grandissimi " film di Eastwood ( " Gran Torino " , " Million dollar baby ", " Hereafter ",, per citare solo i più recenti ). In alcuni momenti, specie nella prima parte, una certa freddezza di costruzione drammatica, qualche scena non essenziale, gli nuocciono. Ma la bella e convincente progressione con cui si avvia all'epilogo, la recitazione sobria ed efficace di Tom Hanks ( finalmente un " Oscar " che non dovrebbe sfuggirgli ) le potenti inquadrature dell'aereo nel fiume e del salvataggio dei passeggeri , lo riscattano ampiamente. E soprattutto ne fanno un film solido, onesto, che mantiene le sue promesse e ci riappacifica con un cinema capace di catturare le emozioni degli spettatori, di convincerli e di commuoverli con delle storie che hanno il dono prezioso della semplicità e della verità. Uscendo dalla sala dove l'ho visto ieri pomeriggio mi sono sorpreso a riflettere su come dobbiamo essere grati ad uomini di cinema come Clint Eastwood che, alla non più verde età di ottantasei anni, hanno ancora tanto vigore e tanto ottimismo da aiutarci - sempre che il cinema,come qualcuno vorrebbe, possa renderci migliori - a contrastare la nostra paura del presente e ad infonderci un pò di speranza nel futuro che ci attende alla prova.
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