La regina Anna d' Inghilterra ( 1702- 1714 ) fu una donna molto infelice. Ascesa al trono a trentasette anni senza una forte vocazione per il potere, si destreggiò alla meno peggio tra le opposte fazioni parlamentari che cercavano di far pendere dalla loro parte le esitanti ed incerte decisioni della Corona. Vedova di un principe danese abbastanza evanescente, ebbe tredici gravidanze non portate a termine più cinque figli morti dopo pochi anni di vita che la condussero ad una forte depressione e ad uno stadio regressivo che chiameremmo di eterna infanzia capricciosa. Diffidente e profondamente ferita da un destino così avverso, si lasciò guidare dalle poche persone della Corte che accettò di tenersi vicine. Tra queste, la " favorita " era Lady Sarah Churchill, sposata con il conte di Marlborough, comandante in capo dell'esercito, impegnato in una lunga ed improduttiva guerricciola con la Francia ( la c.d."guerra di successione spagnola" ).
Fin qui i libri di storia, che pongono in evidenza l'importanza di questo periodo per le sorti della Monarchia britannica,rese più propizie dalla fusione avvenuta in quegl'anni tra il trono d'Inghilterra e quello di Scozia e d'Irlanda , a fronte della sostanziale inadeguatezza della sfortunata sovrana. Ed è a questo punto, più o meno a metà del suo regno, che prende le mosse l'interessante, vivacissimo film del regista greco Yorgos Lanthimos. Girato come i due precedenti in lingua inglese e in Irlanda, con capitali inglesi ed americani ( " The lobster " , " Il sacrificio del cervo sacro " ) il film è stato presentato alla " Mostra " di Venezia nello scorso settembre guadagnando un Leone d'argento e una " Coppa Volpi " per la migliore interpretazione femminile, andata all' attrice inglese Olivia Colman che interpreta appunto l' infelice regina. Accolto a suo tempo dalla critica con giudizi prevalentemente positivi ( ma anche da qualche riserva ) " The favorite " è il film che lancerà definitivamente, con tutta probabilità , dal punto di vista commerciale il quarantaseienne Lanthimos, rimasto finora circoscritto ai festival internazionali e conosciuto da un pubblico ristretto.
Debole, incerta nei ragionamenti, a suo agio solo nel puerile rapporto con gli adorati coniglietti che tiene con sè nelle sue stanze, Anna appare come la vittima designata di donne più forti, volitive , capaci di entrare nel suo limitatissimo spazio di simpatia e di amicizia. Come per l'appunto la intelligente ed ambiziosa Lady Sarah Churchill ( Rachel Weisz ) sua intima confidente fin da quando erano compagne di giochi, che ora tende a dirigere " de facto " gli affari della Corona appoggiandosi al partito " whig ", cioè liberale. Sostenitore, quest'ultimo, del mondo degli affari, convinto che la guerra profitti ad esso e pronto quindi a sostenere l'imposizione di nuove tasse per finanziare le operazioni militari contro la Francia, in contrapposizione al partito " tory ", cioè conservatore che, espressione degli ambienti dei proprietari terrieri presi tradizionalmente di mira dal fisco,punta invece ad una sollecita pace con Parigi. Nelle prime scene del film assistiamo all'arrivo alla residenza estiva della Regina di una lontana cugina di Sarah, Abigail Masham, che caduta la famiglia in miseria e morto il padre, cerca con insistenza un qualunque impiego presso l'influente " favorita ". Adibita dapprima ai lavori più umili, vittima della brutalità e della sciocca prepotenza degli ambienti di corte, Abigail ( Emma Stone ) riesce a farsi apprezzare dalla cugina e, con tenacia ed astuzia, ad entrare addirittura nelle grazie della sovrana. Scopriremo presto che, sotto modi ed apparenze soavi e modeste, la giovane donna è una temibile arrivista, fredda e calcolatrice, intenzionata a scalzare la più matura ed esperta Sarah dal cuore della Regina, non esitando ad intrecciare con quest'ultima una relazione sempre più intima. Manipolata dal partito " tory " che spera così che l'influenza " whig " sulla Regina, impersonata dalla vecchia favorita, abbia a cessare con l'affermarsi della nuova , Abigail sembra raggiungere entrambi gli obiettivi, personale e politico, fino al momento in cui....
Metà film " in costume ",dalla sontuosa ed accurata ricostruzione storica, e metà riflessione semifilosofica sul potere e la condizione umana che, che si sia dominanti o dominati, tutti ci accomuna in una tragico, grottesco ed insensato carosello, " The favorite " offre diversi piani di lettura e si presta a più di una interpretazione. Intesa come descrizione di una corte del XVII ° secolo e quasi piccolo saggio sociologico sulla stratificazione sociale dell'epoca, è vivace, puntuale, spesso spiritoso e ci garantisce un ritratto quanto mai accattivante di un' epoca in fondo poco studiata ( anche se il cinema, con " Tom Jones " e " Barry Lyndon ", vi aveva già fatto qualche fulgida incursione) tanto ricca di chiaroscuri, lieve, spiritosa, quanto carica di una violenza sotterranea particolarmente temibile. Quei cortigiani intenti ad oziose imprese, preoccupati del loro rango , sempre pronti ad infierire sui più deboli, più che una semplice e sfocata illustrazione da antologia storica sono un epitome degli istinti di prevaricazione che albergano sempre in una parte dei nostri simili, conducendoci così ad una riflessione più ampia e meno cronologicamente circoscritta sulla vicenda esposta da " La favorita ". Donna in un mondo rudemente maschilista, povera e senza grandi quarti di nobiltà, Abigail , per emergere nell'ambiente che la circonda e che la imprigiona, simile ai coniglietti in gabbia della regina, non possiede che le proprie risorse personali, poste al servizio della ferma determinazione di farsi avanti a tutti i costi. Non basterà che Sarah, lei amica d'infanzia di Anna, ricca e influente, nel momento della propria disfatta butti lì, quasi come estrema ed inutile recriminazione, una frase chiave per capire il retroterra della contesa tra le due cugine per conquistare i favori della sovrana : " Noi non giocavamo lo stesso gioco ! " . Con il che volendo senza dubbio significare che la propria consolidata posizione di favorita poggiava sull'autenticità dei sentimenti nei confronti della regina, suffragati dall' intenso rapporto esistente tra le due donne. Mentre la rapida scalata al potere da parte di Abigail era puro inganno, astuzia, assenza di qualsivoglia scrupolo. Così va il mondo, e non ci si può far nulla, sembra dirci con un pizzico di nero pessimismo il regista Lanthimos, ricollegando così anche questo film ( probabilmente il suo migliore sino ad oggi ) ad un " corpus " filmico complessivo che offre al suo interno parecchi toni beffardi e nichilisti.
Opera certamente complessa e ricca di non pochi spunti di interesse anche solo contenutistico, " La favorita " da un punto di vista cinematografico è da guardare con grande piacere per le sue indubbie qualità. Scenograficamente splendido, con un'ottima fotografia ( bizzarre ma non peregrine le inquadrature con grandi focali che permettono di avere una visione a tutto campo, quasi tridimensionale, delle immagini in esse contenute )il film possiede ritmo sostenuto e che non lascia un attimo di tregua. Sceneggiato da due scrittori di professione per cinema, televisione e radio, convince per il tono a tratti farsesco con cui viene raccontata la vicenda. L'interpretazione , poi, è il suo autentico punto di forza. Olivia Colman dà alla regina Anna una dimensione tra il comico ed il tragico , quindi grottesco, quanto mai convincente, ed accenti di grande verità. Bene anche le due " favorite ". Meglio la Stone , finalmente priva delle intonazioni melense alla " La la land "e restituita alla sua vocazione di grande commediante. Ma non male anche l'apparentemente algida Sarah, interpretato da una intensa Rachel Weisz.
Resta la regia, responsabile senza dubbio del vigore plastico delle scene e delle tante sottigliezze visive ( non tutte peraltro di prima mano, dentro vi è un pò del cinema inglese degli anni '60, di Kubrick e dell'ultimo Fellini) e che testimonia di un discreto talento. Però, se dovessi racchiudere il mio giudizio critico in una sola ed ellittica espressione, riprenderei una vecchia distinzione tracciata già in passato tra film " di testa " e film " di cuore ". Non che per fare un film non ci vogliano entrambi, dosati in una miscela che, a seconda delle circstanze, deve contenere abbastanza dell'una e dell'altra componente . Qui, per dirla tutta , ho solo il sospetto che " La favorita " ( come tutto il cinema di Lanthimos ) sia più cinema della prima specie ( un pò troppo arzigogolato, quasi studiato a tavolino ) che della seconda ( che nasce invece da un'urgenza propriamente sentimentale dell'artista , volta a tradurre in immagini in movimento e a trasporre sullo schermo la genuina emozione estetico-morale che egli prova e che intende comunicare al suo pubblico. ). Ognuno , vedendo il film , potrà giudicare se questa mia sia una intuizione che trovi qualche fondamento . E che , ripeto, non toglie comunque il piacere di calarsi con profitto nella vicenda e nei personaggi .
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