martedì 8 novembre 2016
" Il terrorista " di Gianfranco De Bosio ( Italia, 1963 )
Questa settimana , cari amici , non sono andato al cinema . Debbo dire che le "uscite" di nuovi film, almeno qui a Milano, erano poco allettanti . Colpa , secondo me,della distribuzione che finisce, involontariamente o no, col concentrare la presentazione di due-tre pellicole di un certo interesse in uno spazio di tempo ridottissimo ( "bruciandone " così le speranze di successo ) e poi invece ci lascia intere settimane con minuzzaglia priva di autentica sostanza . Così, tra qualche giorno avremo invece, uno dopo l'altro,tre film importanti : la riedizione su grande schermo de " La morte corre sul fiume " (il capolavoro assoluto di Charles Laughton, anno di grazia 1955 !) e le " prime " di "Fai bei sogni " di Marco Bellocchio e di " Sing Street ", un musical irlandese che sta avendo grande successo di qua e di là dell'oceano. Tra i film usciti comunque da poco ed ora in circolazione ricordo almeno " Io , Daniel Blake " di cui vi parlai inaugurando, nel settembre scorso, proprio questa rubrichetta . Non ve lo perdete e fatemi avere i vostri commenti, per favore ( magari in un raffronto con " La ragazza senza nome " : due opere simili per ambientazione e propositi, ma diverse nello stile e nel tono )
Non disponendo di film nuovi di cui parlarvi vi segnalo ( con inusitata brevità ... ) un bellissimo DVD appena uscito in commercio e che ho visto ieri a casa, con la riedizione ( per la prima volta in formato " home cinema ") di un film poco conosciuto di Gianfranco De Bosio , "Il terrorista " , presentato a Venezia al Festival del 1963 e poi, nei mesi successivi, distribuito nelle sale ( ricordo che non riuscii a vederlo perchè facevo il servizio militare e nello scarso tempo libero non ci veniva tanta voglia di chiuderci in un cinema... ), De Bosio era allora un apprezzato ed affermato regista teatrale : la sua messa in scena di " La resistibile ascesa di Arturo Ui" di Bertolt Brecht ,con il grande Franco Parenti come interprete principale , rimane uno degli spettacoli più interessanti che io abbia visto in quegli anni. Convinto a dirigere un film da una piccola compagnia di produzione indipendente ( sì, il cinema italiano di quell'epoca poteva anche permettersi questo ) De Bosio scelse di scrivere, con il collega ,regista e drammaturgo, Luigi Squarzina, una storia ambientata nel primo inverno della guerra civile del !943-45 , a Venezia, ricavandone un film assolutamente singolare nel panorama cinematografico italiano per propositi , stile e rigore formale.
L' " Ingegnere ": questo, nella vicenda,è il soprannome del protagonista, un "sovversivo ", interpretato da Gianmaria Volonté, il quale compie attentati contro i tedeschi che occupano la città lagunare ed i loro accoliti " repubblichini " senza uniformarsi ai più articolati disegni dei suoi referenti politici nella Resistenza . Mentre i rappresentanti dei partiti nel CNL ( Comitato di liberazione nazionale ) di Venezia vorrebbero infatti- dopo una coraggiosa e riuscita impresa partigiana- una momentanea sospensione degli attacchi ai nazifascisti per salvare la vita di un importante numero di ostaggi nelle mani del nemico, il " terrorista " Volontè predica ( e pratica ) l'azione , convinto che di fronte ai tatticismi della politica occorra cercare di risvegliare le coscienze dei cittadini con gesti eclatanti e che testimonino la volontà di riscatto di un popolo smarrito ed esitante dopo il clamoroso evento dell' 8 settembre. Si confrontano così( e si scontrano ideologicamente ) due diverse concezioni della vita e della prassi rivoluzionaria : da un lato l'attendismo , qualche volta timoroso ma spesso dettato dal desiderio di salvare i risultati ottenuti, più quelli che potrebbero ancora essere conseguiti con gradualità e prudenza, e dall'altro la continuità, anzi l'intensificazione degli atti insurrezionali destinati a non dare quartiere all'avversario.
Questo scontro dialettico, reso manifesto dal regista nelle sequenze iniziali , che descrivono minuziosamente la preparazione e l'esecuzione di un attentato partigiano e poi, in un lungo piano-sequenza con lenti e fluidi movimenti di macchina circolari ,la successiva riunione del CNL veneziano con le diverse prese di posizione dei cinque partiti che lo compongono è al cuore stesso del film, lo pervade , gli conferisce forza drammatica e giustificazione storica ed estetica. Lezione di storia nel senso nobile dell'espressione, il film è tutt'altro che didascalico o noioso. Certe scene ricordano il miglior cinema d'azione americano, secco, senza sbavature. La descrizione dei personaggi è precisa, sobria, scevra da eccessivi sentimentalismi. Servita da attori principalmente di teatro ( tra tutti Tino Carraro, Carlo Bagno, Giulio Bosetti, lo stesso Squarzina nella parte di un sacerdote ) la recitazione è vibrante ma mai sopra le righe. Incredibile come un regista di teatro abbia fatto, in fondo, un film assai poco teatrale, tutto calato in forme squisitamente cinematografiche.
Ma il vero protagonista del film è una Venezia spettrale nelle brume invernali, nel silenzio angoscioso delle sue calli, nel rigore geometrico dei suoi palazzi e dei suoi canali La fotografia della pellicola in bianco e nero, magnificamente travasata nel digitale, rende giustizia al mio sentimento che esistano città legate ad una particolare stagione . Come Milano, anche Venezia è città da vedere in chiaroscuro, in assenza di una luce troppo cruda , quando il bianco lattiginoso del cielo si confonde quasi con il grigio dei palazzi che si specchiano nella laguna. Credo che pochi altri film abbiano saputo renderci con altrettanta nuda evidenza la bellezza di un cielo così funzionale ad una vicenda avvolta in un'aura di disperata, malinconica ineluttabilità. La scenografia è di Miscia Scandella , nome notissimo nel teatro italiano di quegli anni. Gli " esterni " predominano qui, in realtà, sugli " interni " ma anche i primi hanno un nitore , una essenzialità che ci riportano alle grandi scenografie del teatro italiano degli anni '50-'60.
Che dire di più se non esprimere qualche sentimento di invidia per un cinema di casa nostra , allora, spesso coraggioso, innovatore, vincente ?
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento