Cosa può
fare un giovane irlandese quindicenne - nella Dublino della metà degli
anni '80 che inizia a realizzare, con vent'anni di ritardo sul resto
d' Europa, la rivoluzione economicosociale e quella dei costumi - per
sfuggire ai pesanti condizionamenti dell'ambiente circostante ? Come
riuscire a ritagliarsi un personale spazio di emancipazione che
consenta di sognare un avvenire che non sia fatto solo di
disoccupazione , asfittica vita familiare e prudente ossequio ai poteri
costituiti ? La risposta ce la dà un piccolo film uscito da qualche
giorno sui nostri schermi , costato poco perchè si affida saggiamente ad
attori semiesordienti ed è stato girato senza molti mezzi, ma che è la
vera e felicissima sorpresa di questo inizio di stagione.
Conan,
il protagonista di questa storia, è angosciato da genitori in procinto
di separarsi e quindi abbastanza assenti anche se apprensivi per
l'educazione dei figli. Brava gente , per carità, ma - educati in una
Irlanda ancora patriarcale ed immobile e quindi smarriti ed incerti agli
albori delle grandi trasformazioni che stanno per investire la società
locale - non molto preparati a fornire sostegno ad un adolescente timido
ed inquieto . Mandato a studiare, in mancanza di adeguate risorse
economiche, in una scuola religiosa non certo prestigiosa e che sembra
avviarlo dritto dritto ad un futuro di marginalità e di frustrazioni,
Conan anela di uscire da un mondo bigotto e conformistico, senza slanci e
senza speranza di crescita. E poi egli è rimasto letteralmente
folgorato, uscendo un giorno da scuola , dai rapinosi occhi e dalla ben
proporzionata figuretta di Raphina, una ragazza di un anno più grande
di lui, aspirante modella. Come fare, anche qui, per attirare la sua
attenzione e sperare di farne la " sua " ragazza,dando così una lezione
ai coetanei che lo giudicano una pappa molla , una mammoletta con la
testa tra le nuvole ?
L'inizio del film è perfetto. I film sugli
adolescenti, inseriti magari in contesti, come questo, poco propizi alla
loro " liberazione ", sono tanti,si sa, come innumerevoli sono le opere
di narrativa di cui sono protagonisti. Si pensi solo a quel capolavoro
che è " Il giovane Holden ", il fortunato romanzo dell' americano
Salinger. Qui il regista e sceneggiatore Carney ha la mano felicissima
nel tratteggiare , con freschezza ed originalità, il personaggio e
soprattutto nel dipingere l'ambiente che lo circonda . A parte i
genitori di cui si è detto, una sorella ,un fratello " saggio " e
strampalato al tempo stesso - l'unica persona in cui Conan può trovare
un pò di ascolto - il sacerdote che dirige la scuola con disincantata e
brutale fermezza, i compagni " al duolo " e qualche loro familiare.
Tutto un microcosmo descritto con sensibilità, umorismo e senso della
misura, lontano da quel deleterio bozzettismo che infesta tanto nostro
cinema ( purtroppo ).Condotti quasi per mano dal bravissimo autore tra
le speranze ed i timori del nostro giovane protagonista , ne seguiamo
l'evoluzione con trepida partecipazione ed affettuosa indulgenza.
Al dunque. Conan, per uscire dalle secche di una esistenza che non lo
soddisfa e stupire coloro che lo circondano, decide di costituire una "
band ", a metà tra il rock melodico e quello duro, genere Duran Duran o
Depeche Mode ( i gruppi, ricorderete, che andavano di moda a quei tempi
). Il problema è trovare gli altri componenti ( per sè egli si riserva
il ruolo di cantante e di leader ). Ecco allora arrivare uno dopo
l'altro , tra i compagni di scuola ed i ragazzi del quartiere , un
dotatissimo e mite chitarrista, un batterista "afro" ( vera primizia
nella Dublino ancora monoetnica ) due o tre altri musicisti in erba e
addirittura un ragazzetto intraprendente che si propone come " manager "
del gruppo ( un simpaticissimo " pelo di carota " dal sorriso
sbarazzino ). In omaggio ai primi e popolarissimi " videoclip " di
quegli anni, la "band " filma addirittura con fantasiosa abilità
l'esecuzione dei propri brani musicali. E la fascinosa Raphina si
presta con condiscendenza a fare da interprete femminile delle
visionarie riprese dirette da Conan...
Non mi inoltrerò oltre
nella vicenda perchè mi pare giusto- tanto questa è appassionante e ben
narrata da Carney - che la scopriate andando a vedere il film. E vi
divertiate e vi commuoviate ( sì, è la parola giusta ) seguendo le
peripezie del giovane Conan , della sua famiglia , dei suoi amici ,
della misteriosa Raphina, di tutto un piccolo mondo che ha le sue
caratteristiche particolari ma che poi, alla fin fine, ci riporta ai
nostri ricordi, alle nostre stesse esperienze . Magari non abbiamo
costituito un gruppo musicale,nè ci siamo innamorati di una modella, ma
tutti - credo - ci siamo sentiti qualche volta incompresi e respinti da
un mondo che sembrava non fosse fatto per noi. Ed abbiamo sognato di
evadere, di veleggiare verso orizzonti più affascinanti, di diventare
famosi o semplicemente di conseguire l'oggetto dei nostri desideri.
L'adolescenza , la giovinezza. Passaggi - chiave, momenti cruciali della
esistenza di ognuno.Al cinema, schermo dei nostri sogni,passaggi e
momenti particolarmente cari e spunto di tanti bellissimi film.
Non so se " bellissimo " si possa definire anche questo " Sing Street".
Il superlativo è particolarmente impegnativo e poi , qui, non
aggiungerebbe molto. Si tratta, senza ombra di dubbio, di un'operina che
non è pretenziosa, non ha la pretesa di dire qualcosa di definitivo
sull'adolescenza nè sulla rivolta contro un ambiente repressivo. Non ne
ha la pretesa perchè la sua " cifra " è diversa, più
elegiaco-sentimentale che politico-ideologica. Ma non è detto che questo
" piccolo " film non raggiunga egualmente le nostre coscienze, e non
parli egualmente al nostro senso estetico. Solido nella sceneggiatura,
intelligente ed abile nelle inquadrature, interpretato magnificamente
dai giovani interpreti ( per l'attrice che interpreta Raphina
pronostico facilmente un brillante avvenire ) si esce dalla sala sereni
e contenti di avere partecipato, per poco più di cento minuti, ad una "
emozione circolare" quale è il film ( e lo spettacolo in genere ), vero
dialogo paritario tra gli autori e gli spettatori, tra ciò che viene
proposto dagli uni con la loro arte e ciò che viene accolto dalla
sensibilità e dalla comprensione degli altri. E " Sing Street "
raggiunge, secondo me, la piena fusione tra la capacità artistica
dell'autore e quel leggero, delicato sentimento che è la nostra
fuggevole emozione
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