giovedì 6 febbraio 2020

" PICCOLE DONNE " di Greta Gerwig ( USA, 2019 )

Ridurre un romanzo  per lo schermo cinematografico (e già il termine " ridurre " suggerisce una costrizione, una compressione del testo  nel particolare " format " di un film e quindi  un'operazione tutt'altro che semplice ) è impresa tentata mille volte con esiti alterni. Abbiamo opere letterarie di grande valore che hanno avuto trasposizioni francamente deludenti  ed altre di assai minore risalto estetico - paradossalmente il caso più frequente - che  al cinema hanno acquistato, per così dire, qualità che alla semplice lettura non erano affatto evidenti. Pleonastico chiosare sul fatto che esprimersi per immagini in movimento, sia pure qua e là accompagnate dal dialogo, differisce assai, come tecnica, dal costruire un racconto, dall'evocare psicologie e stati d'animo, con il solo ricorso alla parola. Più  utile soffermarsi sulla circostanza che  colui o colei che pone mano ad un'opera letteraria, romanzo o racconto che sia, allo scopo di farne un film, trova dinnanzi un  importante nodo da sciogliere. Prima ancora, infatti, della scelta della misura in cui mantenersi  fedele al  contenuto del testo, l'interrogativo è quello sul modo in cui dar vita ad un immaginario visivo che corrisponda, nello stile e nell' atmosfera complessiva, alle intenzioni, diremmo alle " ragioni narrative "  del suo autore. Di qui opere cinematografiche che, nel timore forse di tradire l'ispirazione originaria del libro, ne seguono passo passo il percorso espositivo dei fatti e delle situazioni, scorciando naturalmente dove necessario  per contenere la vicenda nei tempi  concessi ad un film. Mentre altri, coraggiosamente, si inoltrano su vie più ardimentose. Invece di un semplice "adattamento ", sia pure a volte di grande gusto e sostanziale aderenza allo spirito dell'opera letteraria, preferiscono tentare un'operazione più personale : quella, in sostanza, di dar vita ad una creazione che, pur traendo spunto dal libro e mantenendosi  in linea con il suo significato, risulti da questo  maggiormente autonoma e più propriamente cinematografica. Tale è il cammino intrapreso oggi con successo dalla giovane americana,appena trentaseienne, Greta Gerwig, nel portare sullo schermo il bel libro " Piccole donne " di Louisa May Alcott che già  altre tre volte era stato adattato per il cinema nell'epoca del sonoro dandoci opere di importanza diversa ma tutte interessanti.

Cosa ha fatto, dunque, la Gerwig per scrivere e dirigere quello che, a tutt'oggi, è il miglior " Piccole donne " della breve storia del cinema, riuscendo a mantenersi fedele all'atmosfera  calda ed ottimistica del libro, cristallizzata nel ricordo di milioni di lettori, ma al tempo stesso firmando un'opera molto personale e che aggiunge ulteriore spessore al testo letterario ? Con coraggio e a rischio magari di scontentare qualcuno ha destrutturato il racconto e lo ha ricomposto secondo una sintassi, cioè un susseguirsi di sequenze, che non è più quella cronologica e lineare del libro ma risponde invece alle sue motivazioni più profonde, a quella vena che come un fiume carsico scorre nascostamente lungo tutte le pagine. Le quattro ragazze March,solidali tra di loro ma diverse per aspirazioni, capacità e carattere, non sono infatti solo le protagoniste di una gradevole storia sentimentale e moraleggiante, costellata di episodi ora buffi e vivaci, ora patetici e romantici. Nelle loro vicende , in un' America che sta uscendo dalla guerra civile abbandonando le illusioni dei padri fondatori ed in cui le differenze sociali e di genere si vanno consolidando, il libro della Alcott è sorprendentemente anticipatore , infatti, di inquietudini e tensioni ideali verso una vita più giusta ed autentica, verso un mondo più egualitario nei rapporti tra uomini e donne, che daranno vita, nei decenni successivi , a robuste correnti di pensiero e di azione fino all'odierno femminismo.Essere povere e donne, con un padre in guerra, negli anni sessanta del secolo XIX, è un'aspetto del libro non secondario, anzi il necessario contesto per dare un senso meno epidermico all'ascesa personale, sociale e professionale, sognata e tenacemente perseguita dalle "piccole donne". Ecco allora che il film della Gerwig prende intelligentemente le mosse dall'aspirazione letteraria di Jo ( in cui si delinea la figura della stessa Alcott ), una Jo che vediamo, all'inizio del film, già a New York  ad intraprendere una problematica carriera di scrittrice. E si conclude proprio quando Jo, sposate Meg ed Amy, morta prematuramente Beth- il personaggio più fragile e toccante - può dare alle stampe il libro in cui ha adombrato autobiograficamente le vicende della sua famiglia. E all'interno di questo percorso circolare, imperniato sulla figura  " forte " ed emblematica dell'intera storia raccontata dalla Alcott, ecco collocati i vari episodi significativi del libro. Non più organizzati, come si diceva, secondo l'ordine originario , in un rigida successione temporale, ma evocati  più liberamente di volta in volta dai sentimenti , dal ricordo, dalle emozioni dei vari personaggi , in una serie spesso di " flash back", di visioni retrospettive. Procedimento che può leggermente lasciare perplesso, all'inizio, lo spettatore. Ma che si rivela man mano quanto mai funzionale, fluido e scorrevole, per ricomporre nella giusta prospettiva episodi, situazioni e stati d'animo che fanno di questo piccolo-grande libro un testo  autenticamente " moderno ".

L'eccezionale bravura di Greta Gerwig nel dare vita ad una versione cinematografica estrememamente convincente di " Piccole donne " e, nel contempo, ad una opera personalissima e sofferta qual può essere la storia di giovani donne che aspirano a misurarsi con il potere ( economico e/o patriarcale ) per realizzare le loro aspirazioni, risiede innanzitutto nella sceneggiatura, come si è cercato di spiegare. E la Gerwig, autentica cineasta " globale " ( sceneggiatrice, regista ed in passato anche attrice ) ha " scritto " un film cucito a meraviglia in tutte le sue parti, solido e coeso, ironico e pensoso al tempo stesso. Ma dove forse è stata ancora più brava è nella regia. Fatte le sue esperienze iniziali di direzione con un discreto primo lungometraggio due o tre anni fa, " Lady Bird ", che rievocava la sua adolescenza in California, qui la Gerwig ci offre immagini davvero sontuose, di rara armonia plastica, di una sapiente eppur istintiva composizione: figure umane che acquistano rilievo quasi tridimensionale tanto sono vive e palpitanti, interni ed esterni di struggente bellezza, movimenti scenici di un ritmo e di un brio che li assimila - è stato giustamente notato - a quelli di un " musical ", senza canzoni ma con un commento musicale di grande finezza.  Se  dirigere un film vuol dire, nella terminologia francese , " mise en scène " credo che pochi, in questa stagione ( forse Gray, Eastwood o Allen per rimanere negli USA ) hano saputo come lei far letteralmente balzare fuori del quadro, per la loro immediatezza evocativa, personaggi ed ambientazione. E che dire della recitazione, cui va reso egualmente un vibrante omaggio per l'esito trionfale del film .Jo è Soirse Ronan, ormai matura ( a soli 25 anni ! ) per personaggi sempre più complessi e le sue sorelline ( tra cui la migliore è Amy, nel mondo Florence Pugh ) tutte molto brave. Accattivante, e molto personale, l'interpretazione della veterana Laura Dern nella parte della Mamma. Saporito il " cameo " di Zia March della grande Meryl Streep. Ma il  più interessante come recitazione mi è sembrato Timothé Chalamet ( il giovane protagonista di " A rainy day in New York " ) davvero abile ed ispirato nell'ingrata parte del ricco Laurie. Scenografie e costumi  non solo di maniacale precisione nel riprodurre l'epoca della vicenda ma appropriati, come tono, tinte, volumi, in ciascuna scena. Fotografia, infine , calda , avvolgente, ora luminosa ora ricca di ombre e di contrasti, quali poche simili si son viste in questa stagione. In definitiva, un film davvero bello ed intelligente, da salutare come l' epifania di una eccezionale autrice di cinema.

Please, find here my short commentary in English on the film :

" Little Women " by Greta Gerwig, young and talented screenwriter and movie director, innovates on the traditional way of adapting for the screen Louisa Alcott's novel ( the most celebrated version being Merwin Le Roy's one,  shot in 1949,  starring June Allyson, Elizabeth Taylor, Janet Leigh, and an incredible Rossano Brazzi in a " cameo " role). Instead of following, step by step, the succession of episodes related in  the book, the film takes more than some narrative and visual liberties  reconstructing in a very personal mode the atmosphere and the significance of the story. Picture of an emerging, more conscious and self-liberating womanhood  in the midst of the  American Civil War, this " Little Women " is nevertheless a warm, intimate tale of love, dedication to family values and yet aspiration to success, money and...power ( women power, of course ). Beautifully directed, rich in superb and superior images, the actors are outstanding, starting with Saoirse Ronan ( Jo ) with the remarkable presence of Timothé Chalamet ( Laurie ) and veteran actresses Laura Dern and Meryl Streep. Design, photography and musical score all  deserving a particular mention.


Veuillez trouver, s.v.p. mon court commentaire en francais sur le film :

" Les filles du docteur March ", livre de chevet de plusieures générations de jeunes filles ( et de quelque garcon ) a été transposé à l'écran maintes fois. Cette dernière version , qui porte la signature ( scénario et mise en scène ) de la jeune et très douée cinéaste américaine Greta Gerwig, est la plus bouleversante de par sa liberté et modernité de ton. Au lieu de suivre la stricte succession des épisodes du livre, Gerwig réconstruit , pour ainsi dire,un itinéraire plus correspondant à la géographie intime des  sentiments et des  idéaux arborés par les différents personnages , en particulier Jo, l'écrivain en herbe qui reve d'une carrière dans la littérature. Il en sort non sulement une histoire passionante de croissance humaine et professionelle de jeunes créatures de la gens féminine, mais aussi un film ironique et vibrant, riche en description somptueuse d'une époque, merveulleusement juste et bien joué par les différents acteurs. Si à ca et à une mise en scène d'une étonnante beauté visuelle on ajoute de décors très soignés, une musique bien captivante et une superbe photographie, on aura là un véritable , petit chef-d'oeuvre.

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