sabato 15 febbraio 2020

" ALICE E IL SINDACO " di Nicolas Pariser ( Francia,2019 ) / UNA POSTILLA SUGLI OSCAR

Il cinema francese, in passato piuttosto disattento alle problematiche pubbliche, si dedica da qualche tempo con maggiore intensità a vicende e personaggi in presa diretta con la società, la politica, le lotte sindacali che agitano questi nostri anni di complessivo declino. "Gilets jaunes " e gli ultimi ripetuti scioperi  hanno nuovamente acceso i riflettori sulle condizioni economico-sociali del nostro vicino d'Oltralpe, mostrando quanto esse siano preoccupanti e controverse nella percezione dei più . Di conserva anche i film che ci arrivano dalla Francia evidenziano  un maggiore interesse in tale direzione, traducendolo in storie in cui l'elemento politico sociale non è più soltanto sullo sfondo ma balza spesso in primo piano. E' della scorsa stagione il bellissimo " En guerre ", di cui abbiamo parlato, su di un lungo, disperato sciopero volto a scongiurare la chiusura della filiale francese di una grande multinazionale. Ed altri film recenti, anche se apparentemente trattano d'altro, non possono non richiamare  problemi e drammi della collettività.
Non c'è dramma invece, ma sottile dialettica, nel discreto film di un regista alla sua seconda prova, Nicolas Pariser, arrivato ora anche qui da noi. Non si può dire peraltro che " Alice e il sindaco ", pur con toni ed accenti meno concitati di quelli di altre opere delle ultime stagioni, non affronti anch'esso un tema centrale per la vita collettiva. Lo fa a livello di comunità locale  giacchè la finzione ci porta nel municipio della seconda città di Francia, Lione, ma il discorso può allargarsi facilmente a quella nazionale. La politica, sembrano chiedersi i personaggi ( il sindaco, appunto, ed una giovane laureata in belle lettere che è chiamata ad affiancarlo come " elaboratrice di idee " ) risiede tutta e soltanto nel pragmatismo e nella flessibilità che sempre di più apertamente la caratterizzano ? Oppure anche  il semplice amministrare  una città chiama ancora in causa quell'elemento idealistico, diremmo quasi quell' anima, quella visione dello sviluppo dell'uomo e della società, che si impone alla riflessione di chiunque voglia impegnarsi nella vita pubblica ? Bellissimo tema, naturalmente, che l'autore ( regista e sceneggiatore ) tratta con delicatezza, senza l'atteggiamento moralistico ed infiammato che ci si potrebbe attendere. Il dilemma, naturalmente, rimane tale anche alla fine del film.

 L'immaginario (ma non tanto) sindaco di sinistra Théraneau, che dice di vivere per la politica 24 ore su 24 e di non poterne fare a meno, sembra in verità totalmente affogato in una routine sempre più distaccata dalla realtà sociale. La giovane Alice che gli viene affiancata per ridargli un pò del necessario carburante di concetti e di idee, consiglia saggiamente umiltà, realismo ma anche coraggio ideale ed autentico (ri)contatto con la base dei militanti e dei cittadini. Nè l'uno nè l'altra riusciranno nell'obiettivo di ridare speranza alla politica con la "p" maiuscola. Ma l'esperienza condotta in comune li avrà (forse ) fatti maturare. Finale aperto , come si vede, non necessariamente pessimista ma solo moderatamente speranzoso. E come potrebbe essere diversamente, alla luce delle difficoltà che governanti ed amministratori provano nel mediare attraverso la politica i confitti e le problematiche sempre crescenti nella odierna realtà del quotidiano " vivere insieme " ?
Coraggioso nell'affrontare un tema così delicato e complesso, il film ha il merito di introdurre in un ordinario spettacolo cinematografico concetti e stimoli di particolare levatura. Non direi peraltro, che al di là del tono garbato ed insolito per un film " politico ", esso si distingua per valori cinematografici particolarmente spiccati. La sceneggiatura è a volte un pò troppo disinvolta e l personaggi di contorno appena abbozzati. Nè la psicologia di Alice e quella del sindaco sono sempre totalmente chiare. Se questi sono i limiti di un film tutto sommato gradevole e stimolante, i suoi punti di forza risiedono nella regia e nell'interpretazione. Pariser ha grande abilità nel costruire le scene, muovere la macchina da presa con precisione e fluidità capaci di imprimere al film il giusto ritmo. I due interpreti principali sono altrettanto encomiabili per immedesimazione nei rispettivi personaggi. Fabrice Luchini, grandissimo commediante con il rischio di eccedere  talvolta nel suo amore per la parola " recitata ", qui mi è parso assai misurato, a tratti perfino commovente nella immagine disarmata di un  politico in " panne " di forza propulsiva. Giudico sulla base della copia che ho visto con il doppiaggio in italiano e quindi faccio riserva di verifica se mai dovessi cogliere al volo la versione originale. Così come  Anais Demoustier, nella parte di Alice,mi è parsa fresca, spontanea, con quel tanto di ingenuità e di spregiudicatezza che si addice al personaggio. Forse, anzi certamente, tutto questo non basta per trasformare un film abbastanza blando nel suo sviluppo drammatico in una opera serrata e convincente al cento per cento. Onore peraltro a chi, almeno in Francia,  ha il coraggio di darci, come dicono gli inglesi, cibo per la nostra mente.

Se dovessi dire, passando ad una sintetica riflessione sulla recente assegnazione degli " Oscar",quanto sia rimasto sorpreso dovrei rispondere che lo sono stato parecchio. Abbiamo ricordato altra volta che gli " Academy Awards " sono il frutto di una votazione che riunisce più di 8.000 ( ! ) giurati appartenenti a tutte le professioni, anche le più " parcellizzate " dell'industria cinematografica. Non è un premio dato dai giornalisti o dai critici ed i relativi verdetti, nelle varie categorie, possono essere a volte alquanto discutibili. Oltretutto  il processo decisionale è abbastanza opaco e quindi è difficile ricostruire, in mancanza di esplicita motivazione, cosa abbia influenzato i giurati. Il premio al miglior film ( che , trattandosi di film non di lingua inglese  meglio sarebbe stato confinare nella categoria degli " stranieri " dove ha egualmente vinto ) è andato , come si sa , al coreano " Parasite ". Ed addirittura il suo regista e sceneggiatore si è aggiudicato anche  i relativi premi di settore. Non posso essere d'accordo , anche se il film ha il suo indubbio valore. Ho l'impressione che- come succede ormai anche per il " Nobel " letterario - si sia voluto premiare soprattutto una particolare cinematografia o addirittura un'intera area geografica. La Corea del Sud e l' Asia in generale producono oggi opere assai interessanti e ben riuscite. Ma allora, in questo spirito e negli anni scorsi, altri registi ed altri film avrebbero con maggior merito potuto essere premiati con i massimi riconoscimenti. Il mio favorito, guardando la " short list " de papabili, era " Piccole donne ", sia come miglior film , migliore regia ( grandissima Greta Gerwig ) e migliore sceneggiatura . Peccato, ma sono sicuro che la giovane cineasta americana saprà rifarsi in avvenire. Nulla da dire sul premio al miglior interprete principale maschile ( il formidabile Joaquin Phoenix di " Joker " ), non posso giudicare l'Oscar " femminile " andato a Renée Zellwegger ( "Judy" ) perchè non ho visto il film . E comunque, questo voglio dirlo, in concorso non c'erano due o tre dei migliori film americani del 2019 : " Ad astra " di James Gray, " " Un giorno di pioggia a New York " di Woody Allen e " Richard Jewell " di Clint Eastwood. Gli ultimi due, purtroppo va ricordato, esclusi per ragioni contenutistiche o antipatie per i loro autori, non certo per demeriti estetici. Anche il cinema appare sempre più influenzato, nella percezione dei suoi valori, da fattori estranei al merito artistico, volti piuttosto ad assecondare lo " spirito dei tempi " e a seguire la corrente della " correttezza ideologica ".


Veuillez trouver ci-dessous, svp, mon court commentaire en francais sur le film :

" Alice et le maire " est un gentil petit film sur la politique. Politique des villes, puisque la fiction nous emmène à la mairie de Lyon. Mais le discours sur la politique  forcemment "politicienne " , qui ne saurait pas néanmoins négliger les idées et une clairté idéologique suffisante, peut evidemment s'élargir à d'autre niveaux plus hauts et plus amples. La dialectique entre le maire de gauche Théraneau ( Fabrice Luchini toujours superbe ) et Alice, la jeune  attachée à son cabinet qui doit lui "donner des idées " pour son action municipale ( attrayante Alice Demoustier ) est presque toujours intéressante dans un film qui a des mérites aussi pour la mise en scène de Nicolas Pariser. Si le film nous laisse un peu sur notre faim cela est du plutot à un scénario qui aurait démandé davantage de véritable tension dramatique et un peu plus de courage en traitant l'argument . A voir quand meme si on a du temps. Curieux et fort peu intéressés au sujet du film , s'abstenir.

Please find here my short commentary in English on the film :

" Alice and the Mayor " is a film on politics, the necessary underlying pragmatism and ideas that should support any political action. Set in the city of Lyon, the problem is tackled at municipal level. But its meaning goes clearly beyond ,being relevant at the highest level. Very well performed by Fabrice Luchini, one of the " monstres sacrés " of French cinema and the  handsome, intelligent ,young actress Anais Demoustier, the story is remarkably directed by moviedirector and screenwriter Nicolas Pariser. Dialogues, as usual in French films, are mostly interesting and entertaining but this " Alice and the Mayor " lacks perhaps a bit in dramatic tension and more clarity in the psychological evolution of the main characters. To be seen, anyway, by the fans of contemporary French film and the ones to whom politics is the favourite subject.




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