mercoledì 8 gennaio 2020

" PINOCCHIO " di Matteo Garrone ( Italia,2019 )

" Pinocchio " di Carlo Collodi non è soltanto uno degli indiscussi capolavori della letteratura per l'infanzia. E' anche un bellissimo libro che si può leggere ( o rileggere ) a qualsiasi età. Benedetto Croce, che non fu sempre tenero con le opere letterarie del suo tempo, gli dedicò espressioni di sincero apprezzamento. Opera che può essere accostata per fantasia di ispirazione e libertà di svolgimento narrativo a due altre grandi creazioni, "Alice nel paese delle meraviglie" e "Peter Pan", essa trae peraltro parte del  fascino e della forza dal robusto ancoraggio ad una realtà ben precisa e nient'affatto secondaria: quella dei paesini e delle campagne di una "Italietta " povera, postunitaria e tesa nel disegno di " fare gli italiani " anche attraverso una narrazione di sè  che desse vita ad una sorta di immaginario letterario nazionale. Immaginario qui dalle tinte prettamente toscane, s'intende, ma estensibile a tutto il Paese, stante le condizioni sociali del tempo, ancora piuttosto omogenee da Nord a Sud. E bene ha fatto Matteo Garrone- e qui vengo al film odierno - a sottolineare il limpido fondo regionale del libro (con la scelta del fiorentino Benigni come Geppetto, con la descrizione puntuale e riconoscibilissima di un contesto geo-culturale piuttosto tipicizzato ) senza trascurare però la possibilità di ricondurlo - oltre la stessa valenza fantastica -  a qualunque altra zona d'Italia. E di qui, ad esempio, un  protagonista Pinocchio che non parla con un accento o una cadenza immediatamente decifrabili nonchè vari personaggi minori i quali, nella loro caratterizzazione popolaresca, sembrano a volte  provenire più dalle aree periferiche del Lazio o  della Campania ( usciti , si direbbe quasi con quei volti, da " Gomorra " o da " Dogman " dello stesso Garrone) che dalle rive dell' Arno. Non ne soffre certo l'ambientazione veritiera che pure, nel libro e nel film,  mantiene la sua indiscutibile importanza. Ne guadagna invece il carattere universale che il significato dell'opera indubbiamente riveste.

Il più significativo " precedente " cinematografico in tema  rimane ad oggi  il film di Luigi Comencini ( 1972 ) mentre né al " Pinocchio "  del 1940 ideato da Walt Disney, che è uno splendido film di animazione ma non può avere ambizioni maggiori, né ad un " Pinocchio "  supponente e mal riuscito  con la regia dello stesso Benigni ( 2002 )  credo convenga  far riferimento. Quello di Comencini , concepito originariamente per la televisione  in sei puntate e poi ridotto molto abilmente in una durata di due ore per il grande schermo, è filologicamente più aderente al libro  ( di cui riprende oltretutto il titolo esatto, " Le avventure di Pinocchio " ) e ha anch'esso un'ambientazione di sapido e amorevole realismo: sembra veramente che il paesino di Geppetto e di Mastro Ciliegia non si trovi solo nella fantasia di Collodi ma esca paro paro da una Toscana ruvida e senza tempo. Fornito di un ritmo sostenuto, solido nella sceneggiatura, è anche assai veritiero nella descrizione dei personaggi. Geppetto è un Nino Manfredi molto indovinato per la parte, toccante nella sua umanità indifesa. Il gatto e la volpe, nonostante le loro lunghe code, sembrano proprio poveracci scartellati come se ne potevano ancora incontrare una volta nelle campagne, resi come sono, con la consueta abilità mimica e vocale, dal duo comico Franchi e Ingrassia. La fata dai capelli turchini è una Gina Lollobrigida un pò troppo cresciuta per il ruolo ma di soave ed incorrotta bellezza. il film, come il libro,  ha ambizioni di apologo morale per tutte le età ed è soffuso da un'aura malinconica che accresce il pregio della narrazione.
Il film di Garrone - figurativamente splendido sia pur con qualche abituale indulgenza per lo "strano"  e il deforme - recupera maggiormente, rispetto alla versione precedente, la dimensione favolistica del libro di Collodi che in Comencini veniva forzatamente un pò negletta   a causa della scelta di far interpretare Pinocchio ad un vero " bimbo "  in carne ed ossa e  per di più toscanissimo, dando  il là in questo modo ad una ricostruzione in chiave prevalentemente naturalistica. La versone di Garrone ci riporta invece , attraverso  i trucchi e gli effetti speciali del cinema di oggi, allo stupore ed alle emozioni dell'infanzia , quando lo leggemmo, o magari ci fu letto, per la prima volta. La stessa campagna in cui è ambientata la vicenda, pur veritiera e riconoscibile, acquista qui un che di fantastico, o di iperreale se preferite, che  suggerisce una interpretazione di "Pinocchio " come una sorta di " mito " o di racconto iniziatico, quello del bambino che faticosamente, attraverso molte prove ed errori, accede finalmente all'età adulta ( il burattino di legno che finalmente si fa carne, assume forma umana ma esce così dal sogno e dall'illusione che la vita sia appunto una favola con il lieto fine obbligato ).

Accanto alla dimensione favolistica il " Pinocchio " di Garrone introietta una ancor più  chiara valenza psicologica. Da un lato il desiderio primigenio di tutti i  padri  (Geppetto, più padre ancora di un genitore carnale ) di avere un figlio, necessariamente percepito come una proiezione di sè , quasi la " cosa " ( il burattino ) che il " pater faber " si fabbrica a sua immagine e somiglianza e che intende indirizzare e guidare nel  difficile itinerario nel mondo. Dall'altra, quasi specularmente, il desiderio di emancipazione dei figli, portati ad eludere progressivamente le direttive paterne e ad affermare la loro autonoma individualità. Ed il film, pur senza eccedere in questo tipo di lettura, la fa propria e la integra armoniosamente nel proprio tessuto narrativo, evidenziando man mano l'insopprimibile tensione tra autorità e libertà che è sottesa ad ogni percorso di crescita.  Geppetto ( davvero un ottimo Benigni, mai così equilibrato eppur drammaticamente efficace come  qui ) e il burattino-aspirante bambino Pinocchio risultano i due poli di un apologo privato ( il rapporto padre-figlio ) che il risvolto pubblico ( un mondo spesso gretto e piccino ma capace a volte di gesti di bontà e di manifestazioni di affetto ) si incarica di rendere ancora più tormentato ma infine vittorioso.
Bel film , dunque, che  riconferma la capacità visionaria e la perfetta padronanza del mezzo cinematografico raggiunte da parte di quello che è oggi il migliore dei nostri registi della generazione dei quaranta-cinquantenni. Dopo le precedenti prove ( ancora "Gomorra " e " Dogman " su tutte ) il nuovo film di Matteo Garrone testimonia in effetti la personalità di un eccellente cineasta, capace di sposare le esigenze dello spettacolo con la raffinatezza di una ricerca artistica costantemente rinnovantesi." Pinocchio " potrebbe sembrare  di per sé un banco di prova tutto sommato facile, votato oltretutto ad un sicuro successo di pubblico, grande e piccino. Alcune delusioni del passato, a fronte di sforzi artistici e produttivi tutt'altro che inadeguati sulla carta, mostrano quanto sarebbe affrettato un giudizio del genere e quanto delicata si avveri al contrario l'impresa di venire a capo di un capolavoro letterario come questo. E l'assai soddisfacente risultato raggiunto da Garrone, unito al grande riscontro che sta avendo il film  in termini di platee stracolme, non fanno che rendere ancora più benvenuta e meritoria questa autentica boccata di ossigeno per un cinema italiano orfano ancora dei suoi " mostri sacri ".


Veuillez trouver, s.v.p. ci -dessous un court commentaire en francais sur le film :

" Pinocchio " au cinéma était jusqu'ici le dessin animé de Walt Disney ( 1940 ) et , pour ceux qui ont eu la chance de le voir hors d'Italie, " Les aventures de Pinocchio " de Luigi Comencini ( 1972 ), beau film celui-ci, naturaliste et élégiaque en meme temps. Maintenant et pour les années à venir on aura à faire à ce film époustouflant de Matteo Garrone ( le metteur en scène de " Gomorra " et de " Dogman " ) qui récouvre intelligemment la dimension féerique du conte de Collodi tout en épousant habilement, lui aussi, l'aspect réalistique d'un paysage toscan hors du temps qui répresente un atout non négligeable de la fortune de cette  oeuvre majeure de la littérature pour l'enfance ( mais lisible néanmoins a toute age ). L'interprétation par  Roberto Benigni dans le role du " père " de la petite marionette qui devient enfin un enfant est superbe de rétenue et de subtilité. La mise en scène de Garrone est sans faille , si on ne considère pas son gout, parfois, un peu trop prononcé pour le bizarre et le grotesque. Tous comptes faits, un film à voir absolument et à admirer.


Please find here a short commentary in English on this film :

" Pinocchio " is the latest  film by the celebrated italian director Matteo Garrone ( " Gomorra " , "Dogman " ). The wellknown story of the puppet who wants to become a child written by Collodi in XIX century , beloved by children ( and adults ) of at least five generations, becomes here a very nice and realistic picture of ancient italian  countryside whilst keeping its quality of a subtle  and eternal fairytale. The direction by Garrone is powerful, always in command, yet witty anf full of grace, one of its best so far. The actors are totally fit for the characters they are called to impersonate, the decoration and the special effects( just what is needed, here ) are splendid, the musical score quite pleasant . A whole  positive outcome for a film  that would have been admired by Fellini or De Sica and which  allows us to hope  in a shiny little future for an italian cinema still orphan of its " sacred idols ".










2 commenti:

  1. Grazie, Paolo, per la tua bella recensione, sulla quale concordo pienamente. Come ti avevo detto, i miei nipoti (9 e 6 anni) sono rimasti estasiati da questo film.

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  2. Grazie a te, caro Maurizio. Sì, effettivamente è un film che può parlare sia ai piccini che ...ai grandi !

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