lunedì 13 gennaio 2020

" HAMMAMET " di Gianni Amelio ( Italia,2020 )

Ecco un film che farà molto discutere ( sempre che piuttosto non si tenti abilmente di condannarlo al silenzio, visto che l'argomento è dei più scomodi che ci siano ). A vent'anni esatti dalla morte, avvenuta in Tunisia, nella località marina di Hammamet, la figura politica ed umana di Bettino Craxi è ancora delle più controverse ed il solo evocarla, sia pure con l'equilibrio e il distaccato pudore con cui qui lo si fa, crea disagio in molti ambienti. Peccato, perché si corre il rischio di identificare il film con il suo personaggio e invece di usare gli strumenti della critica estetica si finisce col ricorrere insidiosamente - sia pure camuffate da parametri di carattere formale - a categorie moralistico-giudiziarie che nulla hanno a che fare con un'opera che oltretutto non è né un racconto biografico né un documentario storico. Le prime reazioni che si sono potute riscontrare al riguardo ( auguriamoci che poi la musica cambi ) non lasciano in effetti ben sperare. Il film è stato tacciato di " ambiguità ", " incompiutezza ",  " confusione ", aggrappandosi coloro i quali lo hanno accolto in questo modo  ad una pretesa oscurità contenutistica nonché, qui sta il punto, ad uno scarso approfondimento del Craxi politico che costituirebbe uno dei suoi difetti principali. Tradotto in soldoni, " Hammamet " avrebbe il torto di aver  disotterrato  le ossa del defunto leader socialista senza intentargli quel processo postumo  (con sentenza scontata ) che parrebbe d'obbligo se proprio si vuole avere il " cattivo gusto " di rievocarne l'immagine.

A dimostrare quanto invece le preoccupazioni del film stiano altrove, ricorderemo che l'unica e breve sequenza, collocata all'inizio del film, che ricostruisce un momento più propriamente " partitico " della intera vicenda di Craxi  ( quel congresso socialista del 1989 che segnò il suo apogeo ) appare tutt'altro che trionfalistica, mentre ad essa fanno da contestuale contrappunto i dubbi di un vecchio militante che, prefigurando quasi l'imminente catastrofe,   mette in guardia il " leader " dagli eccessivi ed infidi consensi provenienti da ambienti che poco hanno a che fare con le tradizionali posizioni progressiste. Poi tutto il resto del film  si concentra invece sulla parabola discendente di un uomo stanco e precocemente invecchiato. Riparato all'estero nel periodo più infuocato e confuso della resa dei conti, è ormai un vinto. Ha perso il potere, le coperture di cui poteva disporre, una buona parte degli amici.  Si trova in una sorta di esilio più o meno dorato, incompreso e addirittura sopportato talvolta dai suoi stessi familiari,  ancora bersaglio degli attacchi di quei  concittadini convinti che una buona parte dei mali  del paese dipendano dal suo trascorso sistema di governo. Malato, impossibilitato a curarsi adeguatamente, il " presidente " ( nel film non lo si designa mai con il nome, quasi a conferire un significato più ampio alla sua condizione umana ) finirà i suoi giorni senza aver potuto far conoscere la sua versione di come siano andate propriamente le cose e senza aver potuto chiarire ( forse, ancora prima che agli altri, a sé stesso ) la propria particolare concezione del potere  e del rapporto tra governanti e popolo, la lotta politica e il denaro. Sì,un film " politico ", se proprio si insiste sul termine, ma in senso meno scontato e ristretto di come qualcuno vorrebbe. Dovremmo definirlo, piuttosto, un racconto filosofico ed umano, costantemente trascendente il mero punto di partenza cronachistico. "Finzione " quindi,  quale sempre al cinema diventa anche la più nuda ed essenziale delle verità perché trasfigurata dall'arte e dal significato universale che ogni vicenda finisce con l'assumere una volta  rappresentata sullo schermo.

 " Hammamet ",sceneggiato e diretto da Gianni Amelio ( il regista oggi settantacinquenne che quasi quaranta anni fa ci dette un magistrale film sul terrorismo, " Colpire al cuore " ) è un ottimo prodotto di quel cinema psicologico- ma con robuste venature politiche e sociali - che ha fatto, nei suoi anni migliori, le fortune del cinema italiano e che da un po' di tempo sembra appannaggio di altre cinematografie, ad incominciare da  quella francese. Lineare nella sua progressione drammatica, fluido e vigoroso al tempo stesso,il film dipinge con tinte calde e vibranti, sempre esteticamente molto convincenti perchè coerenti con il proprio punto di vista morale, la decadenza di un uomo. Senza giudicare, senza esaltare o condannare, non prendendo partito, limitandosi a registrare l'umana, comprensibile autodifesa di un potente  abbandonato da tutti. Forse colpevole , forse no. Ma degno egualmente della " pietas " di cui il vero artista circonfonde i propri personaggi.Ne vien fuori un ritratto singolare di "uomo in rivolta ", prima di tutto con sé stesso. Un ritratto che  non si impantana mai - salvo forse nel finale, leggermente fuori tono - nei meandri di una indagine  forzatamente a tratti  complessa e apparentemente contraddittoria ( se Craxi si sentiva innocente, non avrebbe fatto meglio a rimanere in Italia per  difendersi dalle accuse che gli erano state mosse ? ). Corposi e ben calibrati la maggior parte dei personaggi di contorno, il film necessitava forzatamente, per il coraggio dimostrato nell'affrontare un argomento così scottante,  di una grande capacità di resa del personaggio principale che si caricasse sulle spalle l'intero significato del film ( che non è "ambiguo " , bensì poliedrico e volutamente ridondante ). Lo ha trovata nella eccezionale , efficacissima, sorprendente interpretazione di Pier Francesco Favino. Appena reduce dalla impressionante incarnazione di Tommaso Buscetta ne " Il traditore " di Bellocchio, l'attore si è calato perfettamente nella nuova parte. Fisicamente aderentissimo, grazie anche al trucco superlativo,al proprio personaggio, dovremmo dire che più che di mera, totale somiglianza, si dovrebbe parlare qui di una reinterpretazione dal di dentro della figura dello statista milanese. Una  appropriazione totale che non ne rende, soltanto, perfettamente i gesti o il tono di voce ma lascia quasi intravedere i meccanismi interni, logico-psicologici che conferiscono alla figura del " leader " quella sua particolare valenza che ne ha probabilmente segnato la parabola umana e professionale.


Please find here a short commentary in English on this film :

Hammamet is a little town on the tunisian mediterranean shore. Twenty years ago a former italian prime minister, the socialist party leader Bettino Craxi, accused of bribery and handling of illegal funds, forced to fly abroad to escape judicial proceedings, died there. The film, bearing the same title, is not an ordinary biopic or an historical survey of Craxi's exile in Tunisia. It is more a philosophical and political  ( in the broader sense ) picture of a defeated man. Craxi ( called in the film simply as " the president " ) is the prototype of a man who,at the end of his life, realizes the vanity of power and the impossibility of building something durable. The film , by senior movie director Gianni Amelio, is beautifully shot in a vibrant and solid way and has a great comedian, Pier Francesco Favino, interpreting Craxi with a stunning resemblance to his character, both externaly and internaly. Two thumbs up !


Veuillez trouver ci-dessous un court commentaire sur ce film en francais :

" Hammamet " , le dernier film de Gianni Amelio, metteur en scène chevronné auquel nous sommes débiteurs d'un beau film sur le terrorisme ( " Frapper au coeur " , 1982 ) risque de devenir un sujet de scandale en Italie, si un silence hypocrite n'essayera pas plutot de l'effacer du débat publique. Tant le souvenir de l'ancien prémier ministre  Bettino Craxi, accusé il y a plus d'un quart de siécle de trafic d'influence et de financement illégal du parti socialiste et mort dans ce lieu touristique en Tunisie ou il s'était réfugié, est encore sulfureux dans la péninsule et l'opinion publique italienne douteuse et très divisée.
Le film , néanmoins, est très réussi dans la mésure ou il est evite la plus part du temps  de s'enliser dans un discours lié à la cronique politique de l'époque et cherche plutot à entamer une véritable réflexion sur le pouvoir et l'inanité pour l'homme de toute tentative de batir quelque chose de durable. Très soigné dans sa forme, le film est vigoureux et subtil en meme temps, avec une interprétation epoustouflante de l'acteur qui interprète Craxi , Pier Francesco Favino : oui , le meme qui a donné son corps et sa voix d'une facon admirable au personnage de Tommaso Buscetta, le " Traitre " de la mafia dans le film homonyme  de Marco Bellocchio, présenté à Cannes en juin dernier.







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