So, o meglio lo sento, che questo film rischia di non piacere a molti. Già il suo regista, Clint Eastwood ( l'interprete, un tempo, degli spaghetti-western e poi dell'ispettore Callaghan ) non sta simpatico ad alcuni per il lato " macho ", iperamericano, guerrafondaio e chi ne ha più ne metta, di certe storie e di certi personaggi. Metteteci in più che in questa ultima fatica egli fa addirittura l'elogio della forza bruta - così tipicamente yankee - sia pure applicata ad evitare un ( probabile ) bagno di sangue terroristico nella vecchia ed imbelle Europa, ed avrete il quadro completo di una situazione cinematograficamente " sgradevole". Tale, insomma , da squalificare il film, da allontanarlo dai salotti buoni del " politically correct ", inducendo (ecco la sottile vendetta di chi non ne condivide l'ideologia ) a giudicarlo un'operina mal riuscita, tutt'al più un film minore nella filmografia di un autore di cui peraltro non si può poi arrivare a disconoscere, complessivamente, la centralità e la grandezza. Ed invece no, non sono d'accordo neanche su questo, scorgendo nella severità del giudizio estetico di alcuni critici il rigurgito moralistico di chi proprio non la manda giù quando si arriva a celebrare certe invise virtù, proprie dell'animo degli americani. In realtà, ancorchè non così riuscito come "Gran Torino " o come " Invictus " ( per citare solo due dei suoi recenti successi di analogo assunto) " Attacco al treno " è un altro pregevole capitolo dell'epico romanzo cinematografico che, film dopo film, Eastwood sta scrivendo per esaltare l'ottimismo , la determinazione e lo spirito di sacrificio dei suoi "eroi quotidiani " ( ricordate, nel suo penultimo film , il pilota dell'aereo di linea che compie un ardito atterraggio di fortuna a New York in pieno fiume semigelato ? )
Eroi, questa volta, che - verosimilmente - più ordinari e banali non si può. Tre ragazzoni americani, un nero un tantino più mingherlino e due bianchi, due autentici " armadi " ipernutriti e palestrati (entrambi hanno avuto esperienze militari, uno è stato per un certo tempo in Afghanistan ). Amici tutti e tre per la pelle fin dai tempi della scuola elementare, laggiù in California, si sono poi separati dopo il liceo ma si sono sempre mantenuti in contatto grazie ai moderni mezzi di comunicazione fino al giorno in cui decidono di fare un viaggio insieme in Europa per rafforzare, meno virtualmente, i loro legami di amicizia e riandare col ricordo ai vecchi tempi. Deviando dal percorso programmato in partenza, dopo l' Italia e la Germania decidono di visitare l'Olanda e da Amsterdam si dirigono poi su Parigi imbarcandosi sul treno ad alta velocità " Thalys " che collega Amsterdam con la capitale francese.E' il 21 agosto del 2015 e su quel rapido, quello delle 15 :17, nella sosta a Bruxelles sale uno strano personaggio con un borsone che, appena il treno si rimette in moto, si chiude in una toilette, si cambia ed estrae un vero arsenale di armi da fuoco.E' un terrorista islamico che, armato fino ai denti, aveva pianificato proprio per quel giorno un attacco al treno internazionale ,verosimilmente per compiere una strage dei viaggiatori a sostegno della strategia d'odio e di violenza distruttrice messa in opera in Europa dal sedicente Stato Islamico. Come certamente ricorderete si tratta di una storia vera, terribilmente vera, e solo altrettanta coraggiosa determinazione e violenza fisica di impressionante intensità dispiegata da uno dei tre viaggiatori americani protagonisti del film, efficacemente coadiuvato dai suoi due compagni, permise allora di aver ragione del forsennato e pericolosissimo guerrigliero, salvando tutti i passeggeri - incluso un ferito grave - da una sorte certamente orribile.
Per sottolineare l'assoluta " normalità " dei tre amici americani Eastwood ha indotto questi ultimi ad impersonare sé stessi, lasciando a veri attori gli altri ruoli, tutti personaggi autentici, del film. Il fatto che i protagonisti non siano attori professionisti, magari noti, restituisce la vicenda più che ad una puntigliosa " veridicità " ( il cinema , come tutta l'arte, non è " riproduzione " ma interpretazione della realtà) ad una dimensione ordinaria ed emblematica al tempo stesso. Siamo di fronte a tre persone come tante in America ( forse, vista la crescente globalizzazione dei costumi, tante - almeno esteriormente - anche in Europa ). Non particolarmente intelligenti, a scuola allievi mediocri, dediti ai passatempi che gli intellettuali solitamente deprecano, come passare un sacco di ore tra telefonini e computer, indefessi spettatori di sport alla televisione, capaci di ingurgitare quantità industriali di alcool, il loro approccio alla vita sembra dei più ripugnantemente banali . Dialoghi di una povertà assoluta, quel semidistratto girovagare in Europa tra vestigia del passato ormai decontestualizzate dal turismo selvaggio, quelle discoteche e quelle birrerie dove l'espressione " ammazzare il tempo " acquista uno spessore di inquietante verità. Cosi' come la descrizione della vita adolescenziale nei sobborghi residenziali di Sacramento, tra giochi guerreschi ed una educazione religiosa e scolastica apparentemente delle più anodine. Tutto rinvia, insomma, ad esistenze come tante altre, paradigmatiche della omogeneizzazione dei gusti e dei comportamenti che incombe sui tempi che viviamo, specie relativamente alle più giovani generazioni. Ma, anche qui, l'eccezionalità di una situazione che può mettere a repentaglio la nostra vita e quella degli altri ( l'attacco terroristico ) richiama , quasi per reazione, gli anticorpi che il retaggio familiare, i buoni esempi ricevuti, l'addestramento militare o la formazione nel mondo del lavoro, ci hanno inculcato e che- questo è l'assunto del film - ci consentono nel momento giusto quegli atti di coraggio e di altruistico dono di noi stessi capace di dare un senso ad una intera vita. La " banalità del bene ", è stato detto . E concordo pienamente, a tale proposito, con la trattenuta ma commovente retorica con cui, lo vedrete, si chiude un film dalla vicenda così esemplare.
Vedendo il film per la prima volta ed assistendo per due terzi circa del suo svolgimento alla descrizione dell'antefatto, cioè la vita dei giovani amici prima di salire a bordo del treno, avevo provato una sensazione di lieve sconcerto, se non disappunto, per la banalità, appunto, delle situazioni mostrate e per quella che avvertivo come una apparente " staticità " dei personaggi ( nè buoni nè cattivi, non sembravano andare nè avanti nè indietro nella loro progressiva formazione ). Tutto questo, ovviamente, fino all'ultima mezz 'ora, quella in cui Eastwood ci mostra , da par suo, l'attentato terroristico e la reazione dei tre americani. Si tratta, non esagero, di un grande pezzo di cinema, non so se girato in studio , giustapponendo inquadrature prese da diverse angolazioni dell'interno ricostruito di un vagone oppure ( e sarebbe allora un autentico prodigio di tecnica) nel ristrettissimo spazio di una vera carrozza ferroviaria, quindi in tal caso con una macchina da ripresa mobile, probabilmente a spalla. In un caso o nell'altro, una sequenza drammaticissima , difficile e delicata perchè deve dare un senso compiuto all'intero film, facendoci capire che tutto il resto non era che necessaria preparazione, un addestramento per la vita, per la salvaguardia della vita e dei suoi valori, proprio contro il disvalore del disprezzo della vita umana veicolato invece dal terrorismo. Ecco spiegato, mi auguro , perchè il film ( che pure avrebbe necessitato, nella prima parte, qualche taglio di sceneggiatura ed un andamento più serrato ) è tutt'altro che un film " minore ". Alla regia , ispirata come sempre, di Eastwood, si affiancano fotografia e musica di tradizionale , solida efficacia. L'interpretazione dei tre autentici protagonisti appare sciolta, anzi quasi disinvolta. Difficile indovinare quali sentimenti, quali emozioni, abbiano provato ripercorrendo passo passo la loro storia. Di certo, conoscendo come andava a finire, si saranno sentiti comprensibilmente più leggeri.
Eroi, questa volta, che - verosimilmente - più ordinari e banali non si può. Tre ragazzoni americani, un nero un tantino più mingherlino e due bianchi, due autentici " armadi " ipernutriti e palestrati (entrambi hanno avuto esperienze militari, uno è stato per un certo tempo in Afghanistan ). Amici tutti e tre per la pelle fin dai tempi della scuola elementare, laggiù in California, si sono poi separati dopo il liceo ma si sono sempre mantenuti in contatto grazie ai moderni mezzi di comunicazione fino al giorno in cui decidono di fare un viaggio insieme in Europa per rafforzare, meno virtualmente, i loro legami di amicizia e riandare col ricordo ai vecchi tempi. Deviando dal percorso programmato in partenza, dopo l' Italia e la Germania decidono di visitare l'Olanda e da Amsterdam si dirigono poi su Parigi imbarcandosi sul treno ad alta velocità " Thalys " che collega Amsterdam con la capitale francese.E' il 21 agosto del 2015 e su quel rapido, quello delle 15 :17, nella sosta a Bruxelles sale uno strano personaggio con un borsone che, appena il treno si rimette in moto, si chiude in una toilette, si cambia ed estrae un vero arsenale di armi da fuoco.E' un terrorista islamico che, armato fino ai denti, aveva pianificato proprio per quel giorno un attacco al treno internazionale ,verosimilmente per compiere una strage dei viaggiatori a sostegno della strategia d'odio e di violenza distruttrice messa in opera in Europa dal sedicente Stato Islamico. Come certamente ricorderete si tratta di una storia vera, terribilmente vera, e solo altrettanta coraggiosa determinazione e violenza fisica di impressionante intensità dispiegata da uno dei tre viaggiatori americani protagonisti del film, efficacemente coadiuvato dai suoi due compagni, permise allora di aver ragione del forsennato e pericolosissimo guerrigliero, salvando tutti i passeggeri - incluso un ferito grave - da una sorte certamente orribile.
Per sottolineare l'assoluta " normalità " dei tre amici americani Eastwood ha indotto questi ultimi ad impersonare sé stessi, lasciando a veri attori gli altri ruoli, tutti personaggi autentici, del film. Il fatto che i protagonisti non siano attori professionisti, magari noti, restituisce la vicenda più che ad una puntigliosa " veridicità " ( il cinema , come tutta l'arte, non è " riproduzione " ma interpretazione della realtà) ad una dimensione ordinaria ed emblematica al tempo stesso. Siamo di fronte a tre persone come tante in America ( forse, vista la crescente globalizzazione dei costumi, tante - almeno esteriormente - anche in Europa ). Non particolarmente intelligenti, a scuola allievi mediocri, dediti ai passatempi che gli intellettuali solitamente deprecano, come passare un sacco di ore tra telefonini e computer, indefessi spettatori di sport alla televisione, capaci di ingurgitare quantità industriali di alcool, il loro approccio alla vita sembra dei più ripugnantemente banali . Dialoghi di una povertà assoluta, quel semidistratto girovagare in Europa tra vestigia del passato ormai decontestualizzate dal turismo selvaggio, quelle discoteche e quelle birrerie dove l'espressione " ammazzare il tempo " acquista uno spessore di inquietante verità. Cosi' come la descrizione della vita adolescenziale nei sobborghi residenziali di Sacramento, tra giochi guerreschi ed una educazione religiosa e scolastica apparentemente delle più anodine. Tutto rinvia, insomma, ad esistenze come tante altre, paradigmatiche della omogeneizzazione dei gusti e dei comportamenti che incombe sui tempi che viviamo, specie relativamente alle più giovani generazioni. Ma, anche qui, l'eccezionalità di una situazione che può mettere a repentaglio la nostra vita e quella degli altri ( l'attacco terroristico ) richiama , quasi per reazione, gli anticorpi che il retaggio familiare, i buoni esempi ricevuti, l'addestramento militare o la formazione nel mondo del lavoro, ci hanno inculcato e che- questo è l'assunto del film - ci consentono nel momento giusto quegli atti di coraggio e di altruistico dono di noi stessi capace di dare un senso ad una intera vita. La " banalità del bene ", è stato detto . E concordo pienamente, a tale proposito, con la trattenuta ma commovente retorica con cui, lo vedrete, si chiude un film dalla vicenda così esemplare.
Vedendo il film per la prima volta ed assistendo per due terzi circa del suo svolgimento alla descrizione dell'antefatto, cioè la vita dei giovani amici prima di salire a bordo del treno, avevo provato una sensazione di lieve sconcerto, se non disappunto, per la banalità, appunto, delle situazioni mostrate e per quella che avvertivo come una apparente " staticità " dei personaggi ( nè buoni nè cattivi, non sembravano andare nè avanti nè indietro nella loro progressiva formazione ). Tutto questo, ovviamente, fino all'ultima mezz 'ora, quella in cui Eastwood ci mostra , da par suo, l'attentato terroristico e la reazione dei tre americani. Si tratta, non esagero, di un grande pezzo di cinema, non so se girato in studio , giustapponendo inquadrature prese da diverse angolazioni dell'interno ricostruito di un vagone oppure ( e sarebbe allora un autentico prodigio di tecnica) nel ristrettissimo spazio di una vera carrozza ferroviaria, quindi in tal caso con una macchina da ripresa mobile, probabilmente a spalla. In un caso o nell'altro, una sequenza drammaticissima , difficile e delicata perchè deve dare un senso compiuto all'intero film, facendoci capire che tutto il resto non era che necessaria preparazione, un addestramento per la vita, per la salvaguardia della vita e dei suoi valori, proprio contro il disvalore del disprezzo della vita umana veicolato invece dal terrorismo. Ecco spiegato, mi auguro , perchè il film ( che pure avrebbe necessitato, nella prima parte, qualche taglio di sceneggiatura ed un andamento più serrato ) è tutt'altro che un film " minore ". Alla regia , ispirata come sempre, di Eastwood, si affiancano fotografia e musica di tradizionale , solida efficacia. L'interpretazione dei tre autentici protagonisti appare sciolta, anzi quasi disinvolta. Difficile indovinare quali sentimenti, quali emozioni, abbiano provato ripercorrendo passo passo la loro storia. Di certo, conoscendo come andava a finire, si saranno sentiti comprensibilmente più leggeri.
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