domenica 24 dicembre 2017

" LA RUOTA DELLE MERAVIGLIE " di Woody Allen ( USA , 2017 )

Puntuale, o inesorabile se preferite, ogni anno nella prima parte della stagione arriva il nuovo film di Woody Allen. Quanti ne ha girati sino ad oggi ? Non sono sicuro del numero esatto ma credo che ci stiamo avvicinando alla cinquantina in quasi mezzo secolo ( l'esordio registico, dopo quello come sceneggiatore e attore, è del 1969 : " Prendi i  soldi e scappa ", un film ancora oggi godibilissimo). Questo fa di Woody uno dei cineasti americani da maggior tempo in attività di esercizio. Uno  della cui statura di " autore " non si discute nemmeno più, tale è la cifra inconfondibile delle sue opere, il personalissimo stile e l'alone di successo che , almeno in Europa, corona sempre i suoi sforzi. Già , perchè è abbastanza paradossale che  i maggiori riconoscimenti Woody li abbia  ottenuti proprio sul vecchio continente. A differenza che a casa sua ( mai un Oscar ! ) dove spettatori e critica -  soprattutto questa - hanno  spesso arricciato il naso di fronte a quelle  commedie, rosa o gialle o un poco più fosche che fossero, trovandole troppo " cerebrali " e un tantino pretenziose. Appassionato estimatore di Fellini e di Bergman,  chiaramente in cerca dell'approvazione , oltre che del grande pubblico, dei cinefili più difficili , il  suo cinema non vuole mai arrestarsi al puro divertimento. Insegue sempre , anche  sotto un'apparenza dimessa, un significato più "alto " che lo apparenti a quello dei grandi maestri europei . Pensate a " Settembre " o a " L'altra donna " , di chiara ispirazione bergmaniana. Oppure a quella che , per me, rimane una delle sue commedie più riuscite , " Crimini e misfatti ", dove il tono apparentemente leggero - l'abituale cicaleccio dei suoi film , così parlati  e ricchi di  storie che si intrecciano - cede poi il passo, senza che abbia a soffrirne l'equilibrio omplessivo dell'opera, ad uno sconsolato apologo sulla facilità con cui ci assolviamo dai nostri piccoli e grandi peccati.

" La ruota delle meraviglie " appartiene decisamente al filone delle commedie " agre " di Allen. Quelle , per intenderci, dove non vi è solo la spiritosa e brillante descrizione delle tante piccole gioie e miserie che costellano la nostra esistenza,  per quanto essa ci abbia dato in passato i capolavori che sappiamo , da " Manhattan " a " Anna e le sue sorelle ". No, qui siamo più nella meditazione - mai banale - sulla responsabilità dell'individuo , la colpa  nella quale possiamo  tutti incorrere,  il  "vizio " esistenziale che inficia  la nostra pur legittima ed umanissima ricerca della felicità quando , per inseguire quest'ultima, finiamo col trascurare gli altri esseri umani che ci circondano e che avrebbero anch'essi simmetrico diritto a quel medesimo bene supremo, così sfuggente ed effimero. Sul versante , dunque , di " Match Point " o di "  Scoop " . Quei due film " gialli " di ambientazione londinese  usciti una decina di anni or sono che, accanto a pagine di graffiante umorismo, ci dettero poi ampia e convincente materia per commuoverci. E per  riflettere sulla imponderabilità  di un destino che non riesce ad assicurare " a ciascuno il suo "nell'unica realtà che- secondo Allen - ci è data, quella della nostra vita terrena,  dispensatrice non sempre equanime di  soddisfazioni e dolori. La dimostrazione ce ne è offerta qui dal personaggio di Jenny, una donna che ha oltrepassato  da tempo la quarantina , ancora piacente e speranzosa nonostante i colpi della sfortuna. Malmaritata ad un giostraio brontolone  ma di cuore semplice, vive - sarebbe meglio dire vegeta - a Coney Island, un sobborgo marino di New York, e  per arrotondare i magri introiti familiari lavora in un bar..  Una  di quelle località ( siamo nei primi anni '50 del secolo scorso ) del divertimento di massa, spensierato e a poco prezzo, ma in cui i sogni galoppano facilmente come i cavalli di cartapesta e danno l'illusione di potersi trasformare in realtà. Insoddisfatta, convinta di potersi rifare un'esistenza ( le sue ambizioni erano quelle di recitare in teatro ) Jenny si lascia facilmente sedurre da un bagnino tanto intraprendente quanto leggero che , subito dopo, sposta  le sue attenzioni sulla figlia di primo letto del giostraio, una bella ragazza molto più giovane della matrigna, maritata ad un gangster dal cui tetto coniugale è  appena prudentemente fuggita. 
Voi vedete come qui l'ambientazione sia abbastanza diversa da quella classica dei film di Allen. Niente intellettuali nevrotici od altoborghesi , cenette sofisticate e " bon mots " come , ad esempio, in " Melinda e Melinda " o " Misterioso delitto a Manhattan ". Si direbbe quasi che Woody, dopo tante incursioni tra i privilegiati o aspiranti tali - e, alla fine, tante inevitabili autocitazioni -  abbia sentito il bisogno di tornare a quel mondo piccolo borghese o francamente proletario da lui conosciuto negli anni dell'adolescenza e che faceva già capolino in qualcuno dei suoi primi film. Ci verrebbe fatto di chiamarla quasi una ambientazione " neorealista ". E non sembri malposta o fuori contesto questa mia definizione, atteso il fatto che la vicenda ed i personaggi del film risentono  certo, almeno esteticamente, di quella temperie cinematografica che Allen conosce e che , in un certo senso,  egli si è pagato il lusso di ricreare per la sua soddisfazione di cinefilo. Intendiamoci, più una strizzata d'occhio allo spettatore che una  adesione ( questa sì sarebbe stata antistorica e fuorviante ) ad una autentica poetica del " vero ". Siamo sempre  in una classica " fiction " che porta l'inconfondibile marchio della " fabbrica dei sogni "-  seppure di alta qualità - propria del cinema di Allen.E chi ha detto poi che, al cinema, la realtà debba per forza  prevalere sulla finzione ? 

Di come la finzione evolva ne " La ruota delle meraviglie " non dirò naturalmente , perchè è lì poi che si cela la chiave interpretativa della vicenda stessa ed il significato che Allen intende conferirle e che vi invito a scoprire. Una " morale " che  ad essa si attaglia perfettamente, così come ci viene presentata, nell'eterna dialettica tra  svolgimento predeterminato delle cose- chiamiamolo  il fato o  il destino di ciascuno di noi - che egli da sempre ritiene presieda agli affari umani e il libero arbitrio che dovrà pur esistere da qualche parte anche se ci fa comodo , a volte, negarne l' esistenza.
Una storia del genere, voi capite benissimo,  necessita per risultare accattivante di personaggi principali ben delineati ed interpretati in modo credibile. Ciò che succede soprattutto per la irrequieta moglie del giostraio , interpretata benissimo, con forza e convinzione, da una Kate Winslet in stato di grazia ( candidatura per l' Oscar, a mio sommesso avviso ). Che brava attrice che è diventata questa ragazzona bene in carne dai tempi di " Titanic " ad oggi ! La sua Jenny è stanca e sfiduciata quanto guizzante e speranzosa, in una altalena continua di stati d'animo che ben testimoniano della complessità del personaggio e del modo sottile e pur tuttavia robusto con cui  viene resa dall'interprete. E che bella donna ancora ! Per estimatori ed  appassionati della bellezza muliebre nel favoloso decennio 1950-60 dirò che  le sue apparizioni " en déshabillé " ( quanta fantasia e quanta ingenua malizia  nell'abbigliamento intimo di quegli anni... ) sono veramente notevoli e che, lungi dall'apparire gratuite,esse conferiscono ancor maggiore risalto alla triste sensualità del personaggio. Accanto a lei ,  Jim Belushi (il fratello dello scomparso John, quello dei mitici " Blues Brothers " ) dà al giostraio irruento e pasticcione una corposità ed un rilievo, nell'economia della vicenda, che arricchiscono il film di una ulteriore componente interpretativa. Bellini i due attori più giovani, fatalmente un pò soffocati dallo strapotere della coppia di cui sopra .
Se lo sceneggiatore Allen innova , come si è detto , nell' ambientazione e nei  personaggi , il regista Woody si è voluto anche lui regalare qualche novità - o che almeno tale mi è sembrata - nella maniera di filmare. Invece di inquadrature a mezzo campo o in campo lungo piene di figure, in armonia con le sue vicende complesse e  con abbondanza di " sotto-testi " e trame parallele, qui ha prediletto i primi e primissimi piani, in sintonia probabilmente con quel cinema degli anni ' 50 coevo alla vicenda narrata. Scene drammatiche, confronti accesi tra i personaggi che richiamano forse, più che le atmosfere " neorealistiche ", quelle dei drammi tratti dalle opere teatrali di Tennesse Williams (  una Winslet in sottoveste che fa quasi da eco figurativa ad una Blanche Dubois di " Un tram chiamato desiderio " o ad una  Magnani- Serafina ne " La rosa tatuata " ). Non mancano difetti, a cominciare dallo scontato personaggio del ragazzino piromane, che dopo un pò stanca, per chiudere con  l'abusato espediente del personaggio che funge  quasi da coro greco rivolgendosi al pubblico per far avanzare la storia . Ma le immagini sono , come sempre in Allen, una festa per gli occhi. C'è ritmo , c'è vita in questa "ruota"  che gira e nelle sue derisorie, patetiche " meraviglie ".




2 commenti:

  1. Grazie, commento preciso e condiviso, il film l’ho visto ed apprezzato moltissimo.
    Pensavo di vedere una pellicola divertente e natalizia. Come sempre Allen ci sorprende e stupisce, la storia si srotola come un gomitolo dapprima assume toni leggeri( la musica, i luoghi, i vestiti anni 50) piano piano entra nel dramma tragico di relazioni complesse e distruttive. É vero Allen ci ha regalato un bel film, la sceneggiatura magistrale, la scelta anni50, le sottovesti e l’intimo sottolineato , la luce sui volti che muta con le luci del luna park, quei capelli prima blu poi rossi, poi viola, poi blu, con i quali gioca la cinepresa sono molto belli. Il fotografo é Vittorio Storaro, mi ha detto un amico lo stesso di apocalisse now, é stupendo.
    Mi é piaciuto molto la Winslet, il recitare pièces teatrali nella sua vita, parole che entrano ed escono dal teatro per descrivere il dramma della sua esistenza.
    Sono uscita dalla sala triste e commossa, ma felice. Grazie ancora per le sue riflessioni ed ancora Buon Natale !!!!
    Francesca Boccassini

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  2. Grazie per le Sue annotazioni sempre così pertinenti e sensibili ! Mi fa molto piacere che il film di Allen le sia piaciuto !
    Ancora molti auguri anche a Lei, gentile amica !

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