venerdì 24 marzo 2017

" Loving " di Jeff Nichols ( USA, 2016 )

 Che cos'è un " diritto naturale " ? Un desiderio, una pretesa  che sgorga  dalla natura umana, prima ancora che le leggi ne sanzionino l'esistenza e ne proteggano l'esercizio. Un prepotente, innato bisogno di autorealizzazione che avvertiamo come individui o nell' associarci con gli altri. Qualcosa - qui sta il punto - che non sempre  le leggi del raggruppamento sociale di cui facciamo parte sono disposte a riconoscerci. Ed ecco allora gli ostacoli,quando non  il divieto, che il " diritto positivo "(cioè  il complesso di norme vigenti in un determinato luogo e periodo storico) ha posto, pone o potrebbe porre alla concreta acquisizione di quel diritto che sentiamo profondamente come   "nostro". L'evoluzione stessa dell' umanità - nella dimensione giuridica del fenomeno - può essere vista proprio, io credo,   come una continua tensione tra l' inverarsi del diritto naturale nelle leggi che man mano lo accolgono ed i ritardi e le remore   che vi oppongono altre "necessità" , altre concezioni, che quel " diritto " non sanno o non vogliono recepire . 
  • Tra i " diritti naturali ",  la categoria dei diritti umani e civili, nonostante la sorda resistenza che ad essa spesso viene opposta, va progressivamente affermandosi .Retrospettivamente,  non possiamo peraltro affermare che si sia trattato di un cammino facile e indolore. Se un diritto  come quello di unirci in matrimonio alla persona che amiamo ci sembra  oggi una delle  più elementari  tra le nostre pretese , ricordiamoci che sotto varie latitudini ed in epoche storiche, anche da noi non molto lontane, non è sempre stato così. Il film di cui mi appresto a parlare prende proprio  le mosse dalla situazione esistente , a cavallo tra gli anni '50 ed i ' 60 del secolo scorso, in varie parti del Sud dei pur civilissimi Stati Uniti d' America .  Le legislazioni di alcuni Stati come la Virginia, dove è ambientata la vicenda , contemplavano a quel tempo, infatti,  il divieto dei matrimoni interrazziali a protezione di una " racial integrity " considerata come uno dei pilastri del regime separatista che, anche dopo l'abolizione della schiavitù, aveva continuato a reggere quelle comunità . Regime che le lotte per i diritti civili andavano man mano smantellando. Ma senza ancora essere riuscite , all'epoca della nostra storia,   a rimuovere il  tabù delle unioni tra bianchi e neri così ancorato nella società locale.

  • " Loving " è un film " storico " perchè è veritiero e fedelmente ricostituita vi è l' " aria dei tempi ", cioè di  quel particolare momento  della condizione degli afroamericani negli Stati del Sud  che va dal 1958  (presidenza Eisenhower ) al 1967 ( presidenza Johnson ). Un periodo di grandi, , irreversibili cambiamenti, segnato dalle lotte per i diritti civili, la fine della segregazione nelle scuole, la progressiva iscrizione dei neri nelle liste elettorali. Epoca di conquiste ma anche di drammatici avvenimenti ( nel 1963 vi fu l'attentato a John F. Kennedy, e pochi anni dopo vi sarebbero state le uccisioni di Robert Kennedy e di Martin Luther King ). Da un anno, il  1958,  che nel film sembra uscito paro paro da un tradizionale romanzo di Caldwell, all'anno 1967 che vede già un'altra consapevolezza da parte della comunità  "colored" . Ma, storico anche perchè la vicenda narrata è autentica e ben conosciuta laggiù, avendo segnato la sconfitta definitiva degli uomini politici, dei giudici e di  quant'altri  erano contrari ai matrimoni misti, arroccati dietro il  " Racial Integrity Act " del 1924. Legge dichiarata incostituzionale nel 1967 dalla Corte Suprema a seguito di un caso giudiziario che fece epoca, il " Loving versus Virginia ". Quello per l'appunto, che costituisce il soggetto del film di cui parliamo qui. Film che ha per titolo  il cognome di due coniugi ( Richard e Mildred Loving appunto, bianco lui e nera lei ) i quali - sposatisi nascostamente nel distretto di Columbia per sfuggire alle leggi liberticide della Virginia dove vivevano e , tornati poi ad abitare nel loro Stato - furono arrestati, sottoposti a processo, condannati ad una pena detentiva commutata in 25  (venticinque! ) anni di esilio per aver violato il divieto di matrimoni misti. Costretti ad andare a vivere da una parente nei sobborghi di Washington, in pratica un ghetto di neri, i coniugi Loving furono aiutati  anni dopo dall' Associazione per l'avanzamento della popolazione " colorata " a sfidare nuovamente le leggi segregazioniste, ad essere ancora condannati e a fare questa volta ricorso. Ricorso che, perso dapprima in appello per mano di un tribunale dello Stato della Virginia, fu portato sino alla Corte Suprema federale , competente per la costituzionalità delle leggi. E la Corte Suprema, della quale- aggiungo - proprio in quell'anno stava per entrare a far parte , per la prima volta nella sua storia quasi bicentenaria, un giudice nero, dette ragione ai ricorrenti abrogando definitivamente la legge del 1924.

  • Se questa è la tela di fondo, il mosaico degli avvenimenti attraverso i quali fu scritta una pagina importante della storia degli Stati Uniti d'America, il film -molto intelligentemente - riesce quasi subito a liberarsi della sua pur essenziale componente socio-politica per fare rotta decisamente verso altri lidi, altri territori più congeniali al suo autore. Questi, il regista-sceneggiatore Jeff Nichols, 38 anni, al suo quinto lungometraggio in poco più  di un decennio, è senza dubbio uno dei nomi più interessanti dell'odierno cinema americano. Cineasta indipendente, i suoi film   (salvo in parte il precedente, " Midnight special ", inedito in Italia ) hanno in genere un costo contenuto, non si affidano ad attori troppo conosciuti e ruotano intorno ad alcuni temi basilari della prospettiva contemporanea. L'individuo sottoposto alla minaccia di un mondo che non capisce e che egli non può più dominare come un tempo , il timore di una catastrofe che può inopinatamente cadere su di lui, la famiglia come principale baluardo, il difficile ma affascinante rapporto di coppia, la continuità della specie. Ma, anche, come in " Loving ", l'attenzione al gruppo sociale, una puntuale ed affettuosa descrizione di quella piccola' America rurale che è forse maggiormente in grado della mastodontica realtà urbana di costituire un effettivo riparo  per la cellula familiare insidiata dal pericoloso turbine della modernità. " Take shelter ", come il titolo di quella ( 2011 ) che è ad oggi la sua opera  più convincente: mettersi al sicuro , proteggersi  dai pericoli ( forse dalle inquietudini ) della contemporaneità . 
  • Se questi sono i temi dominanti del cinema di Nichols, declinati sempre con assoluta coerenza narrativa, il suo cinematografo non è mai banale. Affezionato ad un classicismo che non è semplice "maniera" ma autentica condivisione dei propositi morali ed estetici del grande cinema americano del passato, le sue immagini hanno una forza ed una bellezza  tutt'altro che statica, inquieta direi e serena al tempo stesso, che deriva dalla solidità del suo approccio, dall'aderenza della sua funzione di " autore " alle preoccupazioni , alle " ragioni " interne dei  personaggi.

" Loving " è anche - è soprattutto- una bellissima storia d'amore. Un amore diretto innanzitutto verso l'altro soggetto nella coppia ma  teso,contemporaneamente, ad un traguardo ulteriore ed esterno : la creazione di una famiglia , di uno scampolo di società fondato su determinati valori, ed anche una testimonianza di vita verso la collettività ,in un percorso che vada dalla cerchia più piccola dei propri affetti ad una circonferenza più vasta che abbracci la comunità di cui siamo parte. " Loving ", lo sappiamo, ha un doppio significato. Patronimico dei due protagonisti, vuol dire anche, lessicalmente, " amarsi " o " amandosi ". Un film "sull "'amore prima ancora che " di" amore . L'amore tra i  coniugi, innanzitutto.  Un amore fatto di fiducia reciproca anche nei momenti più difficili ( la stupenda, minacciosa sequenza del primo arresto di Richard e Mildred e della loro crudele separazione in carcere ) e di costante,  mutua " presa in carico ". Penso a due stupende battute , nel film, che mi pare diano compiutamente conto di questo amore coniugale semplice e meraviglioso. Quando Mildred deve spiegare perchè non può fare a meno del marito, dice soltanto " egli si prende cura di me " ( " he takes care of me " ), intendendo riferirsi a  quell'ineffabile senso di protezione e di sicurezza che   Richard è capace di infonderle. Questi, a sua volta, richiesto dall'avvocato che lo difende nel ricorso alla Corte Suprema se abbia qualcosa da far sapere ai giudici in occasione dell'udienza pubblica alla quale ha scelto di non intervenire , si limita a dire " dite loro che io l'amo " ( " tell them I love her " ). Ma anche, dicevamo , un amore più vasto, che abbraccia  la piccola collettività di parenti, amici e simpatizzanti che sostiene la coppia nelle sue vicissitudini legali come la più larga platea degli abitanti della cittadina virginiana. Bianchi e neri, egualmente meritevoli dell'affettuosa pietà dell'autore e  dei suoi personaggi , perchè " prigionieri ", gli uni e gli altri, dell'ignoranza e della separazione razziale. Affetto, quindi perdono, senza mai una condanna, una manifestazione di disprezzo o di vendetta : " amandosi ", appunto.


Per significare tutto ciò, esprimere al meglio il ricchissimo mondo dei propri sentimenti e delle proprie idealità, Nichols ha  scelto di dirigere con mano ferma, senza fronzoli, pochi movimenti di macchina, molti primi piani ( come, dicevamo,  nel cinema " classico " americano ). Una regia attenta, precisa , che si affida alla suggestione dei volti , degli sguardi dei protagonisti , immersi in una natura ( quella rigogliosa della Virginia ) che fa da continuo " controcanto " agli stati d'animo della coppia sottoposta ad una " prova " che accrescerà la loro forza interiore, la loro capacità di continuare ad amarsi e ad amare. 
Ma aveva anche bisogno, il film, di una fotografia e di una musica capaci, di volta in volta, di evocare pudicamente o sottolineare con forza  i sentimenti che agitano le coscienze di quegli stessi personaggi principali. Non puro elemento esterno o " decorativo ",  ma autentico supporto  all'intera concezione del film . Traguardo, debbo dire, pienamente raggiunto, grazie agli abituali collaboratori di Nichols in questi settori.
Una parola, infine , assolutamente doverosa verso gli splendidi interpreti. Quasi assente qui l'attore "feticcio " di Nichols, incluso in tutti i suoi film precedenti ( Michael Shannon , in " Loving ", fa solo un apparizione come il fotografo autore di un reportage  della vicenda per " Life " ) il regista si è affidato per la parte di Richard a Joel Edgerton, un attore australiano poco noto ma che egli aveva già utilizzato con buoni risultati in " Midnight special ". Intenso,  dallo sguardo vigile ed inquieto, egli ci dà  una interpretazione credibile, molto accattivante  nell'improvviso sorriso fanciullesco da " good american ". Ma la vera rivelazione , colei per cui  soltanto varrebbe la pena di vedere il film anche se non fosse la notevole opera che è, posso tranquillamente affermare che sia l'interprete di Mildred. Ruth Negga, sconosciuta ai più , è una splendida attrice, figlia di un padre etiope e di una madre irlandese. Sottile e flessuosa, ha uno sguardo incantevole, due occhi da cerbiatta che ti rapiscono il cuore. Con l'intensità del suo sguardo, la delicatezza delle sue movenze, è una credibilissima mulatta virginiana degli anni cinquanta. Il peso del suo tutt'altro che facile personaggio è sostenuto da lei con una recitazione tutta " in sottreaendo ", cioè depurata da tutti quegli eccessi a cui il personaggio stesso si sarebbe prestato, ridotta alla più semplice, difficile verità. Candidata all' Oscar, ora che ho visto  "Loving " capisco quale ulteriore ingiustizia  è stata commessa attribuendo quel riconoscimento ad Emma Stone per il troppo premiato " La La Land ". Così va il mondo o, meglio, così non dovrebbe andare...

.










  •  

6 commenti:

  1. Risposte
    1. Gentile Francesca, urge Suo articolato parere su " Loving ".... Se non riesce a postarlo qui ( ma non capisco perchè ) lo metta direttamente su FB o su di un messaggio personale. Non mi lasci nel dubbio che non Le sia piaciuto...

      Elimina
    2. Ho visto il film. Mi è piaciuto molto, condivido la sua approfondita recensione, sapiente, sottile, articolata con la quale non posso competere. Posso soltanto descrivere le mie sensazioni non critiche ma semplicemente private. L'argomento dell'apartheid è stato trattato molte volte cercando di colpire lo spettatore con violenza e animosità.
      In questa pellicola fin dalle prime sequenze si intuisce che nelle espressioni dei volti, negli sguardi, nei silenzi scorre la storia. Bravissimi gli attori, profondi e intensi gli occhi di Mildred, una fotografia superba impressiona e accompagna una impeccabile regia. Le case isolate nella campagna della Virginia mi hanno ricordato le tele di Hopper, la donna sulla porta di casa, la cinepresa che si ferma sull'inquadratura quasi a scavare nell'animo è molto suggestivo. Ho ancora negli occhi i bambini che giocano legando una corda all'albero ripresi dall'alto, è un immagine indimenticabile. Mi conceda una critica: ciò che mi ha disturbato è la pacatezza di Mildred. Mi è sembrata una donna fuori della realtà, mai un tono di voce alto, mai una lacrima, un momento di disperazione, mai un gesto di passione con l'uomo della sua vita, mai un bacio, una tenerezza con i suoi figli,( il bambino investito nel letto come fosse stato un raffreddore), sempre impassibile nei momenti tragici del loro dramma. Avrei preferito qualche nota di calore e di entusiasmo in Mildred nell'affrontare il suo infelice dramma, forse il regista ha impostato la storia aumentando nei protagonisti la sottomissione, il silenzio, la non violenza per arrivare alla vittoria della giustizia dandole il peso che merita.
      Un piccolo neo,ma il film merita di essere visto, pensi che a Roma l'ho trovato in un solo cinema, credo lo stiano ritirando. Purtroppo non sono film per tutti e credo che abbia avuto poca affluenza, nella sala eravamo pochissimi e purtroppo alle mie amiche non è piaciuto per la storia obsoleta (così hanno detto) e per la lentezza delle immagini.
      La bellezza del film corre sulle immagini lente e malinconiche a volte drammatiche come l'apartheid. Amo questo genere di pellicola che porta a riflettere e a soffermarsi su drammi di libertà civili e democratiche negate. Grazie ancora per la recensione e alla prossima. Francesca

      Elimina
    3. Grazie per le sue osservazioni, come sempre così intelligenti e piacevoli a leggersi. Sì, Mildred è un pò troppo pacata ma la sua determinazione ad andare fino in fondo con il ricorso alla Corte Suprema è comunque incontrovertibile. Nella sua apparente apatia ci sono secoli di sottomissione, di negazione della sua stessa individualità come donna e come nera, credo.
      Quello che mi dice sul poco " gradimento " incontrato dal film a Roma ( ma a Milano le cose vanno giusto un pochino meglio... ) non mi stupisce. Colpa di tutto il sistema : distributori disattenti e che non fanno la giusta pubblicità, esercenti timorosi e distratti, critici a volte poco preparati. Così il cattivo cinema rischia di scacciare quello buono.

      Elimina