Di questo straordinario film, da giovedì scorso sugli schermi italiani, avevo avuto modo di parlare su questo stesso blog in " Lettera da Parigi ", quando lo vidi appena uscito in Francia nello scorso febbraio. Regista prolifico ed eclettico (quindici film in vent'anni , molto diversi per temi ed ambientazione) Francois Ozon non ha avuto timore nell'affrontare un argomento controverso come quello dei preti pedofili, già oggetto in passato di trasposizioni cinematografiche non esenti da un pizzico di morbosità e da una buona dose di pregiudizio verso il sacerdozio e la religione cattolica.
Nulla di tutto ciò in " Grazie a Dio ", giacchè qui non è tanto in questione la maggiore o minore colpevolezza del religioso che si è reso responsabile di odiosi abusi sessuali sui fanciulli affidati a lui in una colonia estiva, reo confesso e apparentemente pentito, quanto la richiesta, da parte di un professionista quarantenne che da ragazzo fu tra le vittime del pedofilo, di verità e giustizia da parte delle autorità ecclesiastiche della diocesi. All'arcivescovo ed ai suoi collaboratori che lo invitano al perdono e all'oblio, il protagonista del film oppone l'esigenza morale che la Chiesa ammetta la responsabilità consistita nel non aver dato seguito a suo tempo alle segnalazioni degli interessati e delle loro famiglie allontanando il colpevole e facendo intervenire la stessa giustizia civile. Il film , e lo ricorda una scritta che appare sullo schermo, si ispira ad un caso giudiziario occorso a Lione e giunto proprio ora ad una svolta clamorosa : l'arcivescovo di quella città, Barbarin, è stato infatti condannato con la condizionale ad una pena detentiva, pochi giorni dopo l'uscita del film, per omessa denuncia e non assistenza a persone in pericolo.Si tratta dello stesso prelato che, in occasione del precedente non luogo a procedere per prescrizione nei confronti del sacerdote pedofilo della sua diocesi, in una conferenza stampa si era maldestramente felicitato (" grazie a Dio") per tale esito, chiaramente pregiudizievole agli interessi delle vittime e delle loro famiglie e contrario ad una vera giustizia.
Nessuna descrizione delle violenze commesse - appena suggerite da una tenue e quasi onirica rievocazione del triste accaduto- e soprattutto nessun infierire del film sul diretto responsabile, in tutta evidenza un povero malato, ormai vecchio e non pienamente consapevole della gravità delle sue azioni. " Grazie a Dio " si concentra invece sulla esigenza di verità e di trasparenza fatta valere dal protagonista nei confronti di una istituzione, la Chiesa, poco adusa ad assumersi le proprie responsabilità nei confronti dei fedeli che hanno ricevuto un torto al suo interno, visti da essa non come individui meritevoli di ascolto ma come sudditi tenuti all'obbedienza e soprattutto al silenzio nei confronti del mondo. Ed al centro del film è dunque piuttosto l'itinerario morale e psicologico del protagonista, uomo di fede ma sempre più dubbioso e critico verso un potere che rifiuta quella esigenza di verità e di trasparenza che egli persegue con forza crescente e che gli viene dal proprio foro interiore, dalla sua stessa natura di cristiano : una richiesta che i suoi pastori, per un malinteso senso di autoprotezione, non sono disposti ad accogliere. Ed il film, tratteggiando tale tormentato percorso, mostra anche quanto sia importante il sostegno che il protagonista riceve da due suoi compagni di sventure, egualmente tesi al raggiungimento della verità, con i quali, stretto un fruttifero sodalizio di sentimenti ed intenti, crea un'associazione che raccoglie tutte le vittime dei preti pedofili della diocesi. Restituendo ad esse, questo il punto veramente centrale della vicenda, quel diritto di parola che era stato loro lungamente negato non solo dalle autorità ecclesiastiche ma dagli stessi timori retrospettivi e dal senso di inadeguatezza e di vergogna che essi provavano in precedenza verso un'esperienza personale così traumatica e dolorosa. Una storia, questa di " Grazie a Dio" , che potremmo definire di liberazione dai fantasmi del passato e di riconciliazione con la vita. Un tema bellissimo, commovente, trattato in modo drammatico ma sempre sereno e virile, lontano da ogni partito preso, tutto calato nel magma doloroso della natura umana e delle umane vicissitudini.
Ma sbaglierebbe chi pensasse che il film lo affronti in modo troppo retorico, con il tono sovente sopra le righe dei tanti film " di denuncia " che il cinema ci ha dispensato a iosa negli ultimi anni. Se si eccettua una sola scena simbolica, peraltro potente ed efficace, in cui si vede l'arcivescovo che da un'altura sovrastante Lione solleva l'ostensorio, brandendolo quasi come un'arma verso la città ai suoi piedi, mancano le scene " forti ", magniloquenti, tese apoditticamente a dimostrare una tesi. Il cinema di Ozon ( e chi ha visto in passato anche uno solo dei suoi film, penso ad esempio a " Franz ", spero me ne darà ragione) è asciutto, essenziale, a volte tenero od ironico , ma sempre privo di quell'atteggiamento sornione e un pò paternalistico con cui, a volte , il cinema vuole imporci un punto di vista, una regola di vita. La " lezione " morale (ed estetica) del regista, anche sceneggiatore dei suoi film, scaturisce non da un " a priori " che si cala nella vicenda e nelle immagini di cui questa è rivestita, ma dalla reazione intellettuale e dalle emozioni visive dello spettatore, posto di fronte alle semplici, nude risultanze di quanto viene offerto al suo sguardo. Cinema, pertanto, di grande suggestione, che fa appello alla sensibilità e all'autonomia di chi osserva e che di queste si alimenta,non cibo precotto nel solo immaginario dell'autore e scodellato in tavola.
Film in cui il dialogo e la recitazione sono altrettanto importanti , se non di più, dell'elemento puramente visivo, " Grazie a Dio " si avvale di una eccellente interpretazione di Melvil Poupaud ( il protagonista ) coadiuvato in modo egregio da due altri attori poco conosciuti da noi ma assai validi, Denis Ménochet e Swann Arlaud nella parte degli amici. Girato con uno stile che diremmo da inchiesta televisiva ( abbondanza di primi piani, montaggio serrato ) il film lascia pienamente soddisfatti e, dopo un moderato successo in Francia ( paese troppo laico, forse , per apprezzare fino in fondo i temi del film)si raccomanda ora ad una difficile, ancorchè non impossibile carriera in un paese come l' Italia in cui, ad un cattolicesimo di facciata, fa da molto tempo riscontro un sostanzioso agnosticismo. Importante comunque vederlo, al di là del problema religioso e morale che agita, per apprezzare un'ottima pagina di cinema ed il coraggio di un autore sempre più completo.
Nessuna descrizione delle violenze commesse - appena suggerite da una tenue e quasi onirica rievocazione del triste accaduto- e soprattutto nessun infierire del film sul diretto responsabile, in tutta evidenza un povero malato, ormai vecchio e non pienamente consapevole della gravità delle sue azioni. " Grazie a Dio " si concentra invece sulla esigenza di verità e di trasparenza fatta valere dal protagonista nei confronti di una istituzione, la Chiesa, poco adusa ad assumersi le proprie responsabilità nei confronti dei fedeli che hanno ricevuto un torto al suo interno, visti da essa non come individui meritevoli di ascolto ma come sudditi tenuti all'obbedienza e soprattutto al silenzio nei confronti del mondo. Ed al centro del film è dunque piuttosto l'itinerario morale e psicologico del protagonista, uomo di fede ma sempre più dubbioso e critico verso un potere che rifiuta quella esigenza di verità e di trasparenza che egli persegue con forza crescente e che gli viene dal proprio foro interiore, dalla sua stessa natura di cristiano : una richiesta che i suoi pastori, per un malinteso senso di autoprotezione, non sono disposti ad accogliere. Ed il film, tratteggiando tale tormentato percorso, mostra anche quanto sia importante il sostegno che il protagonista riceve da due suoi compagni di sventure, egualmente tesi al raggiungimento della verità, con i quali, stretto un fruttifero sodalizio di sentimenti ed intenti, crea un'associazione che raccoglie tutte le vittime dei preti pedofili della diocesi. Restituendo ad esse, questo il punto veramente centrale della vicenda, quel diritto di parola che era stato loro lungamente negato non solo dalle autorità ecclesiastiche ma dagli stessi timori retrospettivi e dal senso di inadeguatezza e di vergogna che essi provavano in precedenza verso un'esperienza personale così traumatica e dolorosa. Una storia, questa di " Grazie a Dio" , che potremmo definire di liberazione dai fantasmi del passato e di riconciliazione con la vita. Un tema bellissimo, commovente, trattato in modo drammatico ma sempre sereno e virile, lontano da ogni partito preso, tutto calato nel magma doloroso della natura umana e delle umane vicissitudini.
Ma sbaglierebbe chi pensasse che il film lo affronti in modo troppo retorico, con il tono sovente sopra le righe dei tanti film " di denuncia " che il cinema ci ha dispensato a iosa negli ultimi anni. Se si eccettua una sola scena simbolica, peraltro potente ed efficace, in cui si vede l'arcivescovo che da un'altura sovrastante Lione solleva l'ostensorio, brandendolo quasi come un'arma verso la città ai suoi piedi, mancano le scene " forti ", magniloquenti, tese apoditticamente a dimostrare una tesi. Il cinema di Ozon ( e chi ha visto in passato anche uno solo dei suoi film, penso ad esempio a " Franz ", spero me ne darà ragione) è asciutto, essenziale, a volte tenero od ironico , ma sempre privo di quell'atteggiamento sornione e un pò paternalistico con cui, a volte , il cinema vuole imporci un punto di vista, una regola di vita. La " lezione " morale (ed estetica) del regista, anche sceneggiatore dei suoi film, scaturisce non da un " a priori " che si cala nella vicenda e nelle immagini di cui questa è rivestita, ma dalla reazione intellettuale e dalle emozioni visive dello spettatore, posto di fronte alle semplici, nude risultanze di quanto viene offerto al suo sguardo. Cinema, pertanto, di grande suggestione, che fa appello alla sensibilità e all'autonomia di chi osserva e che di queste si alimenta,non cibo precotto nel solo immaginario dell'autore e scodellato in tavola.
Film in cui il dialogo e la recitazione sono altrettanto importanti , se non di più, dell'elemento puramente visivo, " Grazie a Dio " si avvale di una eccellente interpretazione di Melvil Poupaud ( il protagonista ) coadiuvato in modo egregio da due altri attori poco conosciuti da noi ma assai validi, Denis Ménochet e Swann Arlaud nella parte degli amici. Girato con uno stile che diremmo da inchiesta televisiva ( abbondanza di primi piani, montaggio serrato ) il film lascia pienamente soddisfatti e, dopo un moderato successo in Francia ( paese troppo laico, forse , per apprezzare fino in fondo i temi del film)si raccomanda ora ad una difficile, ancorchè non impossibile carriera in un paese come l' Italia in cui, ad un cattolicesimo di facciata, fa da molto tempo riscontro un sostanzioso agnosticismo. Importante comunque vederlo, al di là del problema religioso e morale che agita, per apprezzare un'ottima pagina di cinema ed il coraggio di un autore sempre più completo.
Veuillez trouver ci-dessous un court commentaire sur ce film à l'intention des lecteurs francophones
" Grace à Dieu " ( le titre original du film ) est l'expression bien maladroite avec laquelle l'archeveque de Lyon, Monseigneur Barbarin, salua il y quelques années, dans une conférence de presse, le non-lieu prononcé par un tribunal sur les poursuites judiciaires afférant un pretre de sa dyocèse inculpé pour comportements criminels pédophiles rémontant à plusieures années en arrière et couverts déshormais par la préscription. Suivant les démelés de son protagoniste- un homme qui fut jadis victime de ce pretre et qui démande maintenant justice, épaulé par sa famille et d'autres camarades- le film de Francois Ozon ( sorti en France en février dernier et à présent sur les écrans italiens ) est moins un film sur une affaire de moeurs qui a sévi dans l' eglise catholique de plusieurs pays que un plaidoyer trés convaincant au nom de principes de vérité et de transparence dont l'institution ecclésiastique manifestément n'intend pas se rendre interprète.
Problème de société ( " fiction fondée sur de faits réels " , dit le scénariste et metteur en scéne Ozon ) le noyau dur du film ne saurait pas néanmoins se cantonner à un simple fait divers. Il s'agit-là d'une belle histoire d'amitié ( celle qui s'instaure entre le protagoniste et deux des autres victimes du pretre pédophile, unis dans la lutte pour faire emérger leur histoire personnelle ) et de l'essor d'un sentiment individuel et collectif de courage et de véritable libération vis-à -vis du passé.
Comme souvent dans les films de ce vaillant artiste transalpin, la mise en scène est sèche, dépourvue de tout artifice et l'interprétation très soignée. Vraiement une belle réussite pour une oeuvre qui,tout en faisant honneur à la tradition du cinéma francais classique, est d'une modernité épatante dès par son thème et la facon très captivante avec laquelle elle a été tournée.
Please find here a short commentary on this film for english speaking readers.
" Thank God " ( the film's original title ) is the most unfortunate wording by the archbishop of Lyon , Monsignor Barbarin, in a press conference at the outcome of a controversial case involving a catholic priest of his diocese accused of sexual abuse on some children. Due to the long lapse of time between the facts and the formal judicial proceedings the priest, who has confessed his wrongdoing, has been acquitted. So,contrary to the satisfaction shown by the religious authorities, justice has not been made. But the main character of the film , a courageous man in his forties who as a child had been a victim of the priest, is still bent, with two of his unhappy companions, on trying to obtain a public recognition of accountability by the Church and his clerical representatives.
Based on a true story, the film is nonetheless something more than a simple " court movie " or a story of an ancient crime unpunished. It's a tale of friendship and solidarity among men who find within themselves the courage to question a powerful and silent institution. asking for truth and justice. Handsomely crafted by a clever and eclectic director like Francois Ozon, the film is a good piece of cinema, a " classic " film on the path of the wellknown " french tradition ", rejuvinated by a tight visual style and a vibrant command of several themes underlying the plot.
Bravo Paolo. Come sempre le tue recensioni sono eccellenti e stimolanti. Spero che il film passi a bs. Intanto un abbraccio!
RispondiEliminaCara " sconosciuta "- conosciuta ! Grazie della fiducia che hai nelle mie capacità ( poche o molte ) di suggerire film che veramente valga la pena di andare a vedere. In genere, come sai, cerco di parlare solo dei film che mi siano piaciuti tanto da consigliargli agli amici che mi leggono.
RispondiEliminaSe " Grazie a Dio " non lo daranno nella tua bella città, rimane sempre - tra qualche mese, quattro o cinque - l'opzione del DVD. Non è il massimo dei massimi però è una possibilità di vedere film altrimenti irrangiungibili ( e oltretutto hai la versione originale, il che non è sempre disponibile nelle proiezioni in sala... )
L'ho visto stasera e l"ho apprezzato. Però non so se lo rivedrei cioè non mi è piaciuto così tanto da farmi pensare: film da rivedere tra qualche mese come mi capita a volte. Buonanotte caro Paolo
RispondiEliminaCarissima, sono contento che tu sia riuscito a vedere il film ( in versione originale ? Diffido ormai del doppiaggio italiano, lontano parente di quello di una volta... )Non penso neanche io che sia un " capolavoro " ( paragonabile, chessò, a " Rocco e i suoi fratelli ", " Ladri di biciclette ", "La donna che visse due volte " ecc. ). Ma è un ottimo film, solido, ben sceneggiato e ben interpretato : quella che una volta si chiamava " la qualità francese " e che ancora oggi stacca nettamente la cinematografia francese ( presa nel suo complesso ) da quelle degli altri paesi europei, Italia compresa, conferendole il primo posto per diversità di temi trattati, serietà dei propositi e bravura di registi, sceneggiatori ed attori. Un affettuoso pensiero.
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