lunedì 1 luglio 2019

BILANCIO DI UNA STAGIONE CINEMATOGRAFICA

Con Luglio ed Agosto siamo giunti ai due mesi in cui tradizionalmente distributori ed esercenti tirano i remi in barca e, sapendo che d'estate la già bassa frequenza nelle sale si riduce al lumicino, evitano di lanciare sul mercato prodotti di buona qualità che potranno sfruttare in epoca maggiormente propizia. Anche quest'anno mi pare che non si farà eccezione alla regola. La stagione cinematografica 2018-2019 è virtualmente conclusa. Dando un'occhiata alla prossima programmazione nelle sale ci si rende conto infatti  che mancano titoli di un certo rilievo, anche se in verità di film belli e  pronti ce ne sarebbero, a cominciare da quelli di Cannes ( solo alcuni dei quali sono stati immessi subito nel circuito commerciale ). Gli unici film di qualche interesse che verranno distribuiti nelle prossime settimane, sono film di stagioni precedenti all'attuale che , per vari motivi, erano ancora inediti in Italia.In quest'ordine di idee- ammesso che abbiate ancora voglia di chiudervi in una sala oscura -  vi segnalo tre film che non dovrebbero essere male. Il primo è " I due amici ",  il primo film girato nel 2015 dal giovane e talentuoso regista francese Louis Garrel, che giunge da noi sulla scia delle buone recensioni ( inclusa quella di questa rubrica... ) ottenute dal suo secondo film, proiettato qui pochi mesi or sono, " L'uomo fedele ". Il secondo è " Closeness ", bizzarro titolo " italiano " dell' originale russo " Tesnota " di Kantemir Balagov, che è del 2017 e giunge da noi dopo il buon successo avuto in Francia, Infine, attesissimo, l'ultimo film girato nel 2016, inedito da noi, dal grande regista polacco Andrzej Wajda, scomparso qualche tempo fa e che in Italia avrà il titolo di " Il ritratto negato".
Se poi volessimo dare un'occhiata ai film più recenti che i distributori presenteranno in questo mese nei cinema ( e di cui - causa sospensione estiva di questa rubrichetta - non potrò parlarvi ) ma che potrebbero, al limite, essere vedibili, mi sentirei di citare " Domino " di Brian De Palma e "  La mia vita con John Donovan " di Xavier Dolan ( il suo film girato negli USA che non ha avuto però un'accoglienza critica molto favorevole ).

Vediamo ora di tracciare un succinto bilancio della stagione , come dicevo, appena conclusasi. Decisamente, è stata la stagione di " Netflix ", la piattaforma mediatica che , oltre a numerose serie di impianto televisivo, produce ormai lungometraggi che NON verranno proiettati sullo schermo. Non mi voglio qui addentrare in un discorso critico molto controverso e che ci porterebbe lontano. Secondo me , il vero cinema è quello che si proietta in sala e su grande schermo. Ma capisco che il futuro lavora in un'altra direzione e le conseguenze rischiano di essere epocali ( pensate a cosa avverrà, tra qualche anno, degli esercenti, dei distributori , di molti produttori e...di noi spettatori costretti a restare a casa , senza neanche il sollievo dei DVD il cui mercato sembra egualmente destinato ad entrare in crisi ).
Intanto, già in questa stagione, tre registi molto importanti hanno girato i loro film direttamente per Netflix. E se quello di Alfonso Cuaron ( " Roma " ) è stato anche eccezionalmente proiettato nelle sale per attirare abbonamenti alla nuova piattaforma ed ha addirittura concorso, vincendo, agli Oscar, non così gli altri due, quello cioè dei fratelli Coen (" The Buster Scrubbs ballad " ) e quello di Steven Soderbergh ( " High Flying Bird " ) : nomi, come vedete, di primissimo ordine.

Il cinema americano , quest'anno, a parte i due film di Netflix appena menzionati, ci ha dato poco. Il film di Clint Eastwood ( " The mule " ) non mi è sembrato all'altezza delle sue cose migliori. " The green book ", che ha vinto l'Oscar, è certamente grazioso ma tra qualche anno chi se ne ricorderà ? " Wives " è un bel film solido che rivisita a dovere il genere gangsteristico ma il suo regista , Steve McQueen , è inglese. Tutto sommato la cosa migliore è stata il secondo film della giovane Debra Granick ( " Leave no trace " ), delicato e vigoroso al tempo stesso. In gran forma il cinema asiatico ( " Un affare di famiglia " del giapponese Koreeda  ha vinto a Cannes 2018 , "  I figli del fiume giallo " riconferma la forza  della Cina ), dalla vecchia Europa sono venute, in definitiva, le cose più interessanti. Lo spagnolo Pedro Almodovar ci ha offerto la sua opera migliore degli ultimi quindici anni con il suggestivo, possente, " Dolor y gloria " ( se togliamo " Roma " che, come si è visto, non è stato concepito per il grande schermo , lo giudico il miglior film di tutta la stagione ). In Francia , insieme alla propaggine- mi si passi il termine - del Belgio, si sono prodotte le cose migliori : ormai una tradizionalmente grande cinematografia è sempre più varia e convincente, tra registi già consolidati ed esordienti o quasi che sembrano veterani. Diciamo ( ed è tutto ) che il cinema francese ha preso il primato in Europa che è stato, in passato,del cinema italiano. Di quest'ultimo si potrebbe dire che è bello il tacer. Tanto è diventato l'ombra, la pallida ombra di quello che era una volta. " Il traditore " di Bellocchio, che tutta la critica nostrana ha voluto esaltare al di là anche dei suoi meriti effettivi, ha vinto pochi giorni fa ben sette " Nastri d'argento " ( i nostri Oscar casarecci ) . Questo vuol dire che, a parte il comunque discreto film del nostro  più anziano " maestro ", c'è stato quest'anno un vero deserto, contrassegnato da non poche delusioni e dall'assenza dell'emergere di nuovi talenti. Salverei - e per certi versi lo considero superiore, più fresco e più genuino, del " Traditore "- " Sulla mia pelle " di Alessio Cremonini, il film sul  " caso Cucchi ". Una rondine , si dice, non fa primavera. Ma, a questo punto, non possiamo che sperare in un risveglio dei nostri giovani talenti.

Termino con la classifica dei miei dieci migliori film di questa passata stagione. Non ho considerato, come detto, i film di Netflix, ed ho escluso i film non ancora proiettati in sala in Italia ( ancorchè di alcuni di essi, che ho potuto vedere, in questa rubrica abbia già parlato )

1. Dolor y gloria, di Pedro Almodovar
2. Cold war, di Pavel Pawlikowski
3.Un affare di famiglia , di Hirokazu Koreeda
4.La prière, di Cédric Kahn
5.Senza lasciare traccia , di Debra Granick
6.Girl , di Lucas Dhont
7.Le nostre battaglie , di Guillaume Senez
8.In guerra, di Stéphane Brizé
9.Widows, di Steve McQueen
10.Sulla mia pelle, di Alessio Cremonini

Continuando il giochino degli " Oscar " di questa rubrichetta, ecco i miei ulteriori riconoscimenti " virtuali ":
- migliore regia : Pavel Pawlikowski  ( " Cold war " )
-migliore sceneggiatura : Raphaelle Desplechin e Guillaume Senez ( " Le nostre battaglie " )
-miglior interpretazione femminile: Olivia Colman ( " La favorita " )
- miglior interpretazione maschile: Antonio Banderas ( " Dolor y gloria " )

E con questo è tutto, per il momento.

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