venerdì 12 maggio 2017

" Animali notturni " di Tom Ford ( USA, 2016 ) . " Le donne e il desiderio " di Tomasz Wasilewski ( Polonia , 2016 )

 Incoraggiato da una cortese segnalazione ho visto ( in DVD ) il secondo e per ora ultimo film di Tom Ford, regista ma prima ancora stilista e nota personalità del mondo del  " glamor " americano, controverso quanto basta per attizzare la curiosità dei mass media e del pubblico in generale. Spero che  nessuno se ne avrà a male se dico che il film  non mi è piaciuto per niente, o quasi. Uscito in Italia lo scorso autunno, avevo molto esitato allora ad andare a vederlo, distratto anche dai numerosi film interessanti  presenti contemporaneamente sugli schermi e su alcuni dei quali sono venuto poi via via riferendo. Confesso di non aver visto neanche il film precedente dello stesso autore ( " A single man " ) scoraggiato da critiche che, a naso, mi erano sembrate troppo ditirambiche. Probabilmente ho avuto torto. Ma, retrospettivamente, avendo visto questi " Animali notturni ", non ne sono poi tanto sicuro. Il fatto è che non si può vedere tutto e una scelta,di autori e di opere, fatalmente si impone, anche per non incorrere in troppe delusioni.
Dunque, non so quanti di voi abbiano visto il film di cui parlo. Forse più d'uno , che magari l'ha  pure  apprezzato e che vorrà ora sapere perchè non condivido la sua opinione. Dirò in proposito  che mi è sembrato un film troppo squilibrato, poco omogeneo stilisticamente ( il colmo per ... uno stilista ) e che, soprattutto,  non offre autentiche emozioni. Emozioni, voglio dire, che vadano al di là di quelle epidermiche che si provano comunque guardando delle immagini in movimento. Mi spiego meglio. Se io assisto sullo schermo, poniamo, ad un omicidio o ad un atto di violenza ( e, quanto ad ammazzamenti e relativa emoglobina, qui  non si scherza ) senza dubbio reagisco, se non sono un sadico, con pena o con raccapriccio. Ma se quelle istintive reazioni non si accompagnano ad una ulteriore e più profonda riflessione o emozione  indotta dal significato che debbono rivestire quelle scene, quegli atti, nel contesto generale di quel  film, nella connessione con le sue ragioni,  esse rimangono poco consistenti e non mi fanno progredire nella comprensione estetica dell'opera.  In altre parole, non mi inducono ad interessarmi alle cose che mi vengono mostrate , non fanno scattare in me quella molla , quel dispositivo che, di regola, provoca nello spettatore il piacere di guardare. Rimangono emozioni puramente gratuite, impossibilitate a  ricreare dentro di me il  patos, la comunicazione sotterranea che debbo stabilire con l'opera d'arte ( la quale, quando non è tale, in effetti non mi parla, rimane muta e inespressiva ) .

In " Animali notturni " c'è - espediente spesso utilizzato al cinema - una storia nella storia. Abbiamo  infatti una tenue cornice narrativa ( si fa per dire ) rappresentata dalle apparenti difficoltà relazionali tra la protagonista, una donna di successo,  mercante d'arte nella opulenta  " élite " di Los Angeles, e il secondo marito, un  " executive "  che la trascura,   nonchè dalla inopinata ricomparsa, attraverso  un romanzo inviatole per posta, del primo marito di lei, scrittore  un pò " bohème " ma da cui essa sembra  ancora attratta ( ma che lo spettatore non vedrà mai ). E, all'interno di tale cornice, un nucleo centrale, costituito dalla raffigurazione, così come vissuta nella  mente della protagonista stessa, di una cruda storia di sopraffazione e di violenza raccontata con grafica accuratezza nel romanzo che le è stato inviato dall'autore -  per tormentarla, per rievocare vicende trascorse, non è molto chiaro -  e di cui proprio la protagonista del film sembra essere il personaggio principale ( visto anche che l'attrice, Amy Adams, qui meno brava che in " Arrival ", è la stessa ). Mentre la tenue vicenda di insoddisfazione e di solitudine che fa da contorno risulta abbastanza piatta e scontata  (tentativi di critica sociale che serpeggiano a tratti si perdono nell'eccesso di immagini levigate e perfettamente anodine ) la storia che è raccontata dal romanzo che la protagonista legge avidamente è tremendamente barocca, sconclusionata e senza significato ai fini della migliore comprensione di che cosa, in sostanza,  volessero  dirci sceneggiatore e regista .Una specie di incubo notturno derivante dal malaugurato incontro della famigliola della protagonista ( oltre a lei, un pavido marito ed una petulante figliola adolescente  ) con una banda di teppisti dediti ad infastidire pesantemente gli automobilisti sulle strade notturne della California. Un incubo che finirà in truci ammazzamenti, vendette ed enigmatici richiami ad un passato della coppia originaria di cui, in fondo, ci interessa  poco vista la scarsa consistenza di tutti i personaggi.
Slabbrato nella progressione narrativa ( non poche le incongruenze e le oscurità  ) morboso ed eccessivamente violento, questo nucleo centrale è l'unico che presenti qualche minimo interesse da un punto di vista cinematografico per la suggestione di alcune inquadrature notturne e per la presenza di un personaggio minore abbastanza accattivante, anche se non nuovissimo : un poliziotto dal grilletto facile e dalla spiccia filosofia di vita cui dà corpo un  abile Michael Shannon in libera uscita dai film di Jeff Nichols. Troppo poco, ritengo, perchè questi  "Animali notturni " possano essere ricordati pochi attimi dopo la loro visione. E questa di non rimanere impressa nella nostra memoria, per un'opera cinematografica come per qualsiasi altra creazione artistica, penso  sia la peggiore delle condanne.

Tutt'altro discorso per il secondo film di cui vorrei parlarvi oggi. " Le donne e il desiderio ", del giovane regista polacco Tomasz Wasilewski, uscito da poco sugli schermi italiani e distribuito con parsimonia in poche sale, viene dal Festival di Berlino  dello scorso anno dove guadagnò l'Orso d'argento per la migliore sceneggiatura. Premio ampiamente meritato  perchè il regista e sceneggiatore Wasilewski ha saputo padroneggiare molto bene una storia complessa, con tre vicende parallele che si intrecciano sullo stesso sfondo di una cittadina polacca nei primissimi anni ottanta del secolo scorso, tra conati del morente comunismo, speranze derivanti dall'apertura verso la democrazia ed il consumismo,  forte presenza della Chiesa cattolica. Storie di desiderio femminile ( di qui il titolo italiano, non troppo arbitrario questa volta se paragonato al bizzarro  titolo internazionale del film, " United colors of love"  ) declinate  con coraggio intellettuale e buona introspezione psicologica. Aiutate, occorre dirlo subito, da quattro interpreti d'eccezione come solo le attrici dei paesi dell' Europa centro-orientale sanno essere, in particolare le polacche. E chi ricorda le altrettanto eccezionali interpreti  della serie televisiva de " I dieci comandamenti " di Kieslowski mi darà ragione.
Un film non semplice e non completamente riuscito, questo di Wasilewski. Gestire le tre vicende, unite, come ho anticipato, dalla circostanza di svolgersi nello stesso quadro ambientale anche se temporalmente sfasate, dando ad ognuna il particolare significato che autonomamente  riveste ma unendole poi nella medesima riflessione sulla natura, la solitudine e il desiderio femminile dell'incontro con un altro essere umano non era facile. Anche quando le intenzioni dell'autore sono perfettamente chiare ( di qui il merito della sceneggiatura ) la macchina da presa ha qualche esitazione , qualche compiacimento di troppo che rende talvolta meno felice la qualità espressiva del film . O, almeno, così mi è sembrato, tra l'altro, per qualche inquadratura fissa di troppo che risente un po' di un certo accademismo. Ma sono difetti minori che nulla tolgono al vigore dell'opera e alla immediata fruibilità di quest'ultima da parte dello spettatore.

Le tre vicende, dicevamo, vedono al centro, ciascuna,  una donna alle prese con il proprio desiderio di amore. Desiderio che muove sostanzialmente dalla solitudine  e dal tentativo di sfuggire in un certo senso alla "pesantezza", alla condanna quasi, di avere un corpo, pur necessario per amare : giovane e bello nel caso di Isa, non più giovanissimo ma ancora piacente in quello di Agata, ormai troppo maturo e sfiorito  nel caso di Renata. I tre personaggi- la prima, mal maritata, innamorata  di un sacerdote, invischiata la seconda, vedova ,  in  una sfortunata relazione con un medico egoista , infatuata la terza di una giovane e bellissima ballerina che abita nel suo stesso palazzo -  amano e soffrono senza speranza per evadere dalla loro situazione di personale infelicità.  Ma, soprattutto, partendo dal corpo e dal desiderio carnale, tendono, consapevolmente o meno, a raggiungere le " zone alte " della natura umana : l'anima , la spiritualità, una forma di benessere di cui non conosciamo bene l'essenza ed il funzionamento ma che, ne siamo certi, esiste ed è capace di  farci realmente incontrare gli altri  e di elevarci al di sopra di tutte le miserie, pubbliche e private, da cui è circondata la nostra esistenza. Bellissimo tema , come si intuisce, centrale oserei dire a qualunque riflessione sull'umanità perchè capace di unire la sfera dei nostri bisogni individuali ( il piacere, l' autostima , l'amore  che ci aspettiamo dagli altri) con quella della nostra vita associata  ( la solidarietà , la compassione, l'amore che noi a nostra volta dobbiamo sentire per i nostri compagni  di avventura terrena ) .Ma emergono poi con tutta evidenza , dalle tre vicende " al femminile ", altri temi interessanti e suggestivi che meriterebbero qui un'analisi più approfondita. A cominciare  da quello della difficoltà di comunicazione emozionale tra gli esseri umani ( ed in particolar modo tra uomini e donne... ) per finire con quello della differenza  tra il desiderio maschile e quello femminile, psicologica prima ancora che fisica. Temi non nuovi al cinema  ma  che Wasilewski affronta con baldanza di propositi e freschezza di raffigurazione. Davvero un regista ancora giovane ( qui alla sua terza prova nel lungometraggio ) ma assai promettente.

Il film , preferisco mettervi in guardia, può sconcertare. Lo spettatore   o , meglio, le sue aspettative consolidate nella visione di quel cinema " di consumo " che domina oggi  gli schermi,  sono talvolta messe alla prova. Le immagini sono forti ( diverse inquadrature di corpi nudi, non necessariamente avvenenti, qualche grafica descrizione di incontri sessuali )  e non sempre i tre personaggi femminili richiamano una nostra  immediata adesione nei loro comportamenti talvolta poco comprensibili, nelle loro scelte che possiamo trovare opinabili secondo il corrente metro di giudizio. Ma i personaggi- questo gli va riconosciuto -  hanno coraggio, vanno fino in fondo, pagano per i loro errori. Qui si vede quanta distanza vi sia, a volte,  tra il nostro lassismo latino auto-assolutorio e la fiera, tragica,  sensibilità slava e dell' Europa centro- orientale in generale. Polonia , Ungheria, Romania hanno oggi un cinema  spesso all'avanguardia e che sa abbordare realtà scomode ( come , ahimè, sapevamo fare anche noi italiani...qualche decennio fa ed ora non sappiamo più ) .
Delle attrici ho detto. Non che gli interpreti maschili non siano egualmente bravi, ma qui - come è giusto- la parte del leone la fanno le signore. Inutile annotare i loro nomi , spesso impossibili da trascrivere e pronunciare, irti come sono di terribili consonanti, ma quando le vedrete ( se le vedrete ) poi i loro volti non vi usciranno più di mente. Segnalato come la fotografia ( a colori , ma nel primo episodio, ed è voluto, l'eccesso di tonalità grige e dimesse fa  sospettare quasi il bianco e nero del nostro neorealismo ) sia di gran classe ( l'operatore, romeno, è lo stesso dei figurativamente splendidi film di Mungiu,di cui nella stagione corrente abbiamo ammirato " Un padre, una figlia " ) resta da parlare di Wasilewski regista. Di come sia bravo come sceneggiatore abbiamo detto ed è meglio non fare troppi paragoni, sotto tale profilo, con le  esangui opere che pure hanno avuto, ultimamente, successo di critica e di pubblico . La regia di " Le donne e il desiderio "è , con le piccole riserve cui ho dianzi accennato, secca, nervosa, aderente ai contenuti. Concede poco, ma quel poco non lo dimenticherete facilmente. Quell'ultimo fotogramma con la grassa, sfortunata Renata che accarezza finalmente la mano dell'agognata coinquilina dopo averne mondato il corpo oltraggiato, mi è sembrata l'epitome stessa della " pietas " e, insieme, dell'affettività che sublima, talvolta, la nostra  umana debolezza.





3 commenti:

  1. Caro Paolo, come sai (per gli altri lettori credo di essere io all'origine della "cortese segnalazione", non sono d'accordo con te: a me "Animali notturni" e piaciuto molto e soprattutto mi è piaciuta la sceneggiatura. Certo non te ne voglio per avere un'opinione diversa dalla mia (come non me ne hai voluto tu per Frantz), e anzi penso che "Animali notturni" sia un film destinato a suchitare reazioni contrastanti, ma mi scuserai se mi permetto di dirti che forse il film non ti è piaciuto perché ti è sfuggito un elemento centrale: la storia della violenza subita dalla famiglia non è altro che la storia della relazione tra lo scrittore e sua moglie,e proprio in questo sta tutta la forza emozionale del film. L'insoddisfazione della protagonista per la sua vita attuale, a me è sembrata una parte abbastanza marginale del film, non certo il filo conduttore. Quel filo conduttore è invece la frustrazione dell'ex marito, che dopo tanti anni anni ancora si porta dietro il rammarico per non aver saputo proteggere la donna che amava e il bambino che portava in grembo. Diversamente da te, io mi sono molto emozionata guardando il film. Mi sono emozionata proprio per la storia di quella donna, che ha lasciato un uomo che la amava perché non le dava sufficiente solidità, che ha scelto di abortire perché temeva anche un figlio sarebbe stato tutto sulle sue spalle, e che solo leggendo il romanzo scopre quanto solido fosse l'amore di quell'uomo, e quanto vuota la solidità della vita che ha scelto. Non pretendo certo di farti cambiare idea sul film, ma magari ne parleremo al nostro prossimo incontro. A presto e buoni prossimi film! Francesca

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    1. Carissima Francesca, mi attendevo una tua " remarque " sul film di cui ho parlato qui. Ma mi sarei aspettato una replica sul valore estetico del film ( che può essere , lo ammetto,variamente considerato a seconda dei canoni di valutazione cui ciascuno si attiene ). Ma la sceneggiatura, permettimi , quella no . Il solo fatto che tu ricostruisca il senso della storia della violenza notturna ivi descritta in un modo che a me risulta distante da quello che io ho creduto di capire ( o di non capire ... ) mi conferma nell'idea che proprio la sceneggiatura sia la parte debole di " Animali notturni ".Quello che dici- e bada che non metto in dubbio la tua versione del fatto cui entrambi abbiamo assistito- prova infatti che l'impianto narrativo del film, se due persone che lo hanno visto ne traggono poi ricordi abbastanza difformi, sia poco solido e si presti, per l'appunto ad interpretazioni alquanto diverse. Per me, infatti, la vicenda narrata nel romanzo che il primo marito manda alla protagonista è solo il frutto della sua fantasia morbosa, tesa a tormentare quest'ultima, non ad esprimere rimpianto o pentimento per non essere stato capace di proteggerla ( dove poi e quando , visto che il " plot " del romanzo mi pare del tutto inventato ? ). Io non ci sarò arrivato ( ma come controprova non mi infliggerei una nuova visione del film ... ) ma quello che tu hai detto mi sfugge. Probabilmente hai ragione tu ( le donne, solitamente, sono più intuitive e sensibili degli uomini ). Ma il solo fatto che io ( cioè una persona di media intelligenza ) non abbia colto il significato del film mi rafforza nell'idea che la sceneggiatura non è chiara, anzi è troppo cervellotica e priva di una solida ossatura. In conclusione, tu hai probabilmente ragione ( tra l'altro, con la tua interpretazione, il film un minimo di significato lo avrebbe... ) ma il torto maggiore ce l'ha Tom Ford perchè , ribadisco, è contorto ed oscuro.
      Carissima Francesca, che venga presto il giorno in cui ci rivedremo:così potremo parlare dei film ( ce ne sono certamente )che piacciano ad entrambi e la cui evocazione non suscita contrasti ! Ma, ammetto, incrociare la spada della ( piccola ) polemica con una persona come te , fa solo piacere...
      Un abbraccio e a presto,
      Paolo

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    2. Carissimo Paolo, sono certa che siano più i film che piacciono ad entrambi che quelli sui quali abbiamo opinioni divergenti! In ogni caso sarà un piacere parlare di entrambi, anzi forse quando l'opinione è diversa è addirittura più divertente. Un abbraccio anche a te e a presto. Francesca

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