venerdì 8 maggio 2020

" IL FANTASMA E LA SIGNORA MUIR " ( USA, 1947 ) / " " LA GENTE MORMORA " ( USA, 1951 ) entrambi di Joseph Leo Mankiewicz

Singolare personalità , quella del regista americano Joseph Leo Mankiewicz ( 1909 - 1993 ). Ricordato paradossalmente più per il suo film meno riuscito ( il gigantesco e fallimentare "Cleopatra " con Elizabeth Taylor, 1963 ) che per i suoi numerosi successi ( tra questi almeno due andrebbero inclusi di pieno diritto tra i migliori cento film realizzati ad Hollywood, " Eva contra Eva "  del 1950 e " La contessa scalza " del 1954) non è stato certo un cineasta privo di contraddizioni. Puro prodotto del sistema delle " major "- aveva seguito tutta la trafila, esordendo come assistente alla  produzione , per passare poi alla sceneggiatura e infine alla regia - è sempre riuscito a  conservare una fama di artista indipendente, incline a fare solo quello che gli piaceva ,senza imposizioni o scelte obbligate. Considerato un intellettuale, anzi un cerebrale ( colto lo era certamente , più di tanti suoi colleghi ) il suo cinema è nondimeno caldo, ricco sovente di umanità e di passione. Ritenuto un maestro della parola ( i  dialoghi dei suoi film  sono spesso assai brillanti ) è tacciato da taluni critici di  verbosità e quindi di scarsa aderenza al mezzo cinematografico, che è sostanzialmente azione e visione, quando non si vuole rischiare di cadere nel teatro filmato. Accusa che ha certamente un minimo di fondamento, specie nelle opere minori e meno personali della ventina che ci ha lasciato. Ma che,colpevolmente, trascura il lato figurativo del suo cinema, la capacità che egli ha di tradurre in immagini stilisticamente perfette le vicende  piene di sottigliezza e di ironia nelle quali pone quasi sempre la sua mano di scrittore inventivo ed acuto. Contraddizioni, se tali poi fossero, che lungi dal rendere i suoi film artisticamente imperfetti li rendono ancora più interessanti e ricchi di sorprese. Prova ne siano due film del suo primo periodo, quello anteriore a quel " The Barefoot Contessa " che lo confermò definitivamente come regista  efficace ed affidabile per le grandi case di produzione.

" Il fantasma e la Signora Muir " ( " The Ghost and Mrs. Muir,  1947 ) scritto da Philip Dunne ma certamente con il concorso dello stesso Mankiewicz, è un film delizioso, romantico, di cui consiglio vivamente la visione e che offre già tutte le caratteristiche del  suo cinema. Lo " "script" è brillante, ricco di dialoghi piacevoli e misurati, i personaggi molto ben tratteggiati. Mrs. Muir è una vedova ancora giovane ed estremamente attraente ( Gene Tierney, oggi ingiustamente dimenticata, aveva due occhi stupendi e una figura molto graziosa ) che decide di lasciare Londra e di andare a vivere con la figlioletta e la governante in una vecchia casa con una splendida vista sul mare. Ma la casa è abitata dal fantasma  del lupo di mare che l'abitava in precedenza, morto ancora  relativamente giovane (un Rex Harrison misurato ed efficace, che Mrs. Muir e noi spettatori vediamo perfettamente come se fosse in carne ed ossa).  Un fantasma geloso della sua antica dimora il quale , falliti i tentativi di spaventare ed allontanare la vedova, ne diventa una sorta di confidente e di premuroso protettore fino al giorno in cui....  ma ritengo sia meglio non raccontare il finale perchè ci regala una bellissima sequenza  (puramente cinematografica, a dispetto dei detrattori di Mankiewicz ) con, al suo interno, una delle più emozionanti, sublimi inquadrature del cinema di tutti i tempi. Arioso, sufficientemente dinamico nei movimenti di macchina da sfatare vittoriosamente il mito di un regista statico e fondamentalmente " teatrale ", il film è di un romanticismo delicato ed autentico ( la Signora Muir " vede " il fantasma e se innamora perché ha un disperato bisogno di confidarsi e di aprirsi con una figura di riferimento che corrisponda al suo elevato ideale ) e lascia nello spettatore un sentimento struggente, ben saldo nel ricordo.

" La gente mormora " ( " People will talk ", 1951 ) è un film altrettanto godibile anche se  in un registro diverso. Se " Mrs. Muir " è romantico ed intimistico, questo è un film che non esiterei a definire umanistico e " civile ", nel senso che descrive, con calore e ricco sentimento umano, atteggiamenti e situazioni suscettibili di avere un impatto su di un'intera collettività. Tutt'altro che " cerebrale " o costruito a tavolino, è stato interamente scritto da Mankiewicz , ancorchè tratto da una commediola senza grande importanza.  Ci si accorge subito, infatti, dello spessore e della forza tranquilla, sostanzialmente autonomi, con cui la vicenda avanza verso il suo finale, prevedibile  certamente ma nondimeno sofferto nell'evidenza con cui il bene trionfa sul male : bene e male che non sono  " esterni " ai personaggi, ma sono dentro di essi come in ognuno di noi, e richiedono quindi il coraggio, civile per l'appunto, di essere identificati e tenuti separati nell'interesse nostro e del gruppo sociale cui apparteniamo. Nella vicenda, ambientata in una cittadina di provincia, di un medico ed insegnante dalle origini alquanto misteriose e su cui " la gente mormora " ( Cary Grant impeccabile e convincente ) costretto ad un " chiarimento " dinnanzi ai  colleghi malevoli ed invidiosi, sostenuto dall'affetto di qualche  raro amico e della moglie ( Jeanne Crain, graziosa ed espressiva ) Mankiewicz ha certamente trasfuso ed allegoricamente tratteggiato la triste vicenda della " commissione per le attività antiamericane " del senatore McCarthy. Quella  per intenderci che, proprio in quegli anni, tormentò più di un cineasta visto con qualche sospetto e non fu certamente una bella pagina per le libertà civili di quel pur grande Paese. Ma, al di là del contesto storico-politico in cui il film è stato girato, quello che conta qui è il nitore anche figurativo con cui la vicenda si dipana, il rilievo dei personaggi, così ricchi di umanità e di caratteristiche complesse, la pulizia formale con cui lo sceneggiatore- regista  mette in scena   sentimenti e comportamenti, fusi in uno stile sorvegliato, fluido ed accattivante. Un film esemplare , una lezione di cinema che, anche in un'opera apparentemente " minore ", ci restituisce la personalità di un autentico autore, che andrebbe oggi adeguatamente rivalutato.

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