sabato 14 marzo 2020

IL CINEMA AL TEMPO DEL " CORONAVIRUS "

In momenti di forte, anzi fortissimo disagio collettivo ( guerre, calamità naturali, emergenze sanitarie come questa che imperversa nel mondo da diverse settimane ) le menti ed i cuori rischiano, ovviamente, di essere assorbiti da preoccupazioni diverse che non quella di coltivare  una predilezione per l'arte o anche, più semplicemente, di cercare un po' di ristoro nella visione di un film. Per la verità, proprio in tempo di guerra ( quella più vicina a noi, del 1940-45 ) i cinema, come altri luoghi di spettacolo, rimasero aperti quasi costantemente. Privi di altri passatempi, gli spettatori anzi affollavano letteralmente le sale per cercare un diversivo alle tristezze che li circondavano.Si trattava, almeno sino alla progressiva  liberazione del territorio nazionale, di un cinema autarchico e salvo qualche eccezione non eccelso , popolato quasi interamente da film di produzione italiana, con poche pellicole tedesche o della cinematografia francese di Vichy. Poi, finalmente, incominciarono ad arrivare a frotte le opere di Hollywood prodotte nel frattempo e  che in Italia non avevamo potuto vedere. Provo solo ad immaginarmi l'emozione e la gioia del pubblico del tempo,-povero, derelitto, provato nel morale e nel fisico - che ritrovava i suoi beniamini o scopriva per la prima volta attori e registi che , negli anni successivi, gli avrebbero fatto  buona e solerte compagnia.
E così sarà per noi, speriamo presto, quando potremo tornare a frequentare le sale oggi tristemente sbarrate e vedremo quei film che dovevano uscire nelle sorse settimane e che il " coronavirus " ci ha fin qui sottratto. Settimane di astinenza dal cinema su grande schermo che noi, più fortunati in questo del pubblico del tempo di guerra, possiamo surrogare, sia pure in modo imperfetto, con i film in televisione o ancor meglio con la nostra personale videoteca. Occasione, dunque, per vedere o rivedere con profitto qualche opera del passato più o meno recente. Da un lato questo ci aiuterà a passare meglio  il tempo nell'ozio forzato delle nostre abitazioni. Dall'altro, ed è la vera funzione del cinema, ci permetterà di continuare a sognare , ad emozionarci, a ridere o a commuoverci, grazie alla possente forza evocativa della immagine cinematografica.

Cosa consigliare nel frangente che stiamo vivendo, quali sono i film " da vedere "  ? Mi sentirei, prima di tutto, di indicare i classici, che non tradiscono mai e sono fonte di un piacere che cresce ogni volta che ci accostiamo ad essi. Penso ai grandi autori di casa (Rossellini, De Sica, Visconti, Antonioni , Fellini ) ai tre, quattro americani di cui bisognerebbe aver visto tutto ( Ford , Welles, Hitchcock, Wilder ) ai francesi di ieri e di sempre ( Renoir, Bresson, Becker, Truffaut, Rohmer ), a Bergman. Poi , secondo me, si aprono due vie.
Ai più coraggiosi suggerirerei, come antidoto "omeopatico" alle paure che ci disturbano in queste ore, quei film  che hanno al loro centro proprio la descrizione di un mondo preda di una galoppante epidemia. Opere di " finzione " ma che , viste oggi, risultano sorprendentemente anticipatrici di quanto qui sta veramente succedendo. Perchè vederle, vi chiederete. Potrei rispondere, paradossalmente proprio per sconfiggere  i nostri fantasmi interni. Come quando da piccini ci forzavamo a percorrere il  lungo corridoio buio di casa nostra per combattere la paura dell'oscurità o quando, ancora oggi, siamo attirati, in un Luna Park, dal " tunnel dell'orrore ". Razionalmente certi che, durante quegli interminabili minuti nulla ci potrà realmente capitare e che, al termine, saremo salvi con ogni sicurezza.
In quest'ordine di idee vi raccomanderei il migliore, senza dubbio, dei film del genere " epidemico " e che ha il titolo, quanto mai trasparente , di " Contagion " ( 2011 ). Scritto e diretto da uno dei più interessanti autori degli ultimi trent'anni, l'americano Steven Soderbergh ("Traffic", "Unsane" ) è interpretato da un cast di prim'ordine : Matt Damon, Jude Law, Laurence Fishburne, Gwyneth Paltrow, Marion Cotillard, Kate Winslet. Reperibile in DVD ( ammesso che troviate un negozio aperto...) ipotizza un' epidemia di un virus sconosciuto e terribile proveniente da Hong Kong ( sempre la Cina... ) che rischia di mettere in ginocchio il pianeta sia dal punto di vista sanitario che da quello della sopravvivenza delle istituzioni democratiche. Ben diretto, scorrevole, tutt'altro che retorico,  promette di farvi passare  due ore in modo intelligente anche se, lo ammetto, potreste sentire  un piccolo brivido nella schiena...

L'altro modo di " esorcizzare " cinematograficamente l'emergenza di queste ore è quella, decisamente all'opposto, di buttarsi su film di assoluto disimpegno. Che vi trasportino, insomma, in una prospettiva totalmente diversa, descrivendovi un mondo magari un pò edulcorato rispetto alla realtà, ma almeno senza troppe preoccupazioni e  depurato dai rischi di vario genere che corriamo oggi. E' questo il caso di un film che, nel sicuro della mia abitazione, ho rivisto proprio ieri sera, " Altri tempi ", di Alessandro Blasetti ( 1951, ma uscito l'anno successivo nelle sale ). Esempio tra i primi di un  genere, il " film ad episodi ", che  negli anni '50 e poi i '60 del secolo scorso incontrò particolarmente i gusti degli spettatori, è un piccolo gioiello se ci poniamo nell'ottica del film disimpegnato e di intrattenimento. Lo spunto è quello di un'estemporanea antologia di racconti di autori italiani dell'Ottocento ( da  Nievo a De Amicis, da Fucini a Boito ed altri ) trasposti cinematograficamente con arguzia e molta eleganza ( se si esclude " La Morsa " di Pirandello, francamente un po' fuori registro rispetto al tono generale dell'opera ). Ne esce un' Italia postrisorgimentale, desueta ma tanto, tanto piacevole nella sua attenta e gradevole raffigurazione che la intelligente sceneggiatura di Suso Cecchi D'Amico ed altri, così come l'esperta regia di Blasetti, ci offrono in questa operina graziosa e distensiva. Niente di travolgente , badate bene, ma  due ore passate gradevolmente e in totale oblio, questo sì, delle tristezze che ci circondano. E poi nel film c'è un'autentica chicca che si rivede con piacere , se già la si conosceva, o che si scopre con sorpresa in caso contrario. Parlo dell'episodio " Il processo di Frine " in cui un  divertente e  bravo Vittorio De Sica nelle vesti di un avvocato d'ufficio riesce a far assolvere con una astutissima arringa una radiosa, esuberante Gina Lollobrigida , allora ventiquattrenne, nei panni (piacevolmente succinti ) di una popolana abruzzese rea confessa dell'avvelenamento della suocera. E', per intenderci, la nascita della fortunata espressione " maggiorata fisica " ( e del relativo personaggio ) che tanto successo ebbero nel cinema italiano e non solo. E basterebbe questo per strapparci un sorriso e farci sognare, presto, il ritorno ad un mondo in cui primeggino  l'intelligenza e la bellezza.

2 commenti:

  1. Grazie dei consigli Paolo. Mi sentirei di vedere il film fi Blasetti, in verità. Chissà come fare a recuperarlo...un abbraccio. Alessandra

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  2. Se potessimo vederci te lo presterei.Altrimenti puoi provare con Amazon, che fa ancora le consegne. Chissà se ti capita, invece, di vedere " Contagion " ( forse qualche televisione coraggiosa lo starà riproponendo). Certo è impressionantemente anticipatore ma è comunque un bel film. Un caro saluto ed un augurio. Paolo

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