Mi piace condividere, aprendo queste noterelle, l' emozione estetica , il
piacere della mente e del cuore - in pratica quasi due ore di perfetta
felicità - che ho provato rivedendo " Il peccato di Lady Considine ", il
capolavoro misconosciuto di Sir Alfred Hitchcock ( 1949 ). L' ho
rivisto in DVD, un vero prodigio in tema di restauro, con le tonalità
dei " technicolor "di quegli anni , arricchito da un nuovo doppiaggio
italiano all'altezza delle nostre migliori tradizioni. Il film a suo
tempo non ebbe successo , nè negli USA nè da noi, nonostante la presenza
di Ingrid Bergman, allora una delle maggiori dive hollywoodiane. L'
assenza di " suspense " e quasi di azione , la vicenda che poteva apparentarlo ad un banale melodramma ed una certa enfasi nella recitazione lo
fecero scambiare ( e tuttora lo fanno passare ) per un'opera minore del
grande regista inglese, un'entità trascurabile in una filmografia già
piuttosto sostanziosa e che negli anni a venire avrebbe dato titoli di
tutto rispetto ( " La finestra sul cortile " e " La donna che visse due
volte " su tutti gli altri ).
Debbo dire invece che il film è
bellissimo e che hanno torto quei critici che l'hanno colpevolmente
trascurato. L' ambientazione è abbastanza insolita per
Hitchcock,incline quasi sempre alla più stretta contemporaneità . Siamo
infatti nell' Australia del 1830 : il titolo originale del film è "
Under Capricorn ", una indicazione geografica piuttosto trasparente. Non
racconto la trama perchè voglio lasciare a chi lo vedrà il piacere di
scoprire direttamente i tre personaggi principali e di entrare nella
complessa situazione che unisce temporaneamente le loro vite . Una
situazione di attrazione e di tensione reciproca, di incapacità di
fare chiarezza fino in fondo nelle proprie sensazioni, in una continua e
sofferta ricerca dell'autodeterminazione, della verità e dei valori
assoluti, liberati dai condizionamenti interpersonali e dai vincoli
imposti dalla difettosa contingenza , economico-sociale o di cultura e
di mentalità. I personaggi di Hitchcock, pur non privi di
verosimiglianza storico-ambientale , vanno sempre ben al di là del
dato puramente oggettivo .Essi trasferiscono la vicenda in una
dimensione " altra ", archetipi di sentimenti , aspirazioni, stati
d'animo nei quali lo spettatore , come in un " transfert"
psicoanalitico, non fa fatica ad immedesimarsi pienamente, "purificando
" quasi sè stesso e uscendo , al termine , da una prova non lontana,
per intensità emotiva e razionale al tempo stesso, da quella della
stessa " finzione " drammatica.
Ma il film, contrariamente a quanto
si potrebbe temere, è tutt'altro che letterario od astratto. Convinto
che il cinema ( anche il più dialogato ) deve risolversi in una "
narrazione " eminentemente visiva ,Hitchcock cala personaggi , vicenda e
sentimenti sottostanti in immagini , in " forme " , di una
sconvolgente limpidezza e che permettono una fruizione dell'opera
immediata e godibile , tale da coinvolgere , emozionare ed ingenerare il
piacere estetico senza alcun artifizio. I mezzi tecnici - che il
maestro britannico padroneggia come pochi - non sono mai fini a sè
stessi , ma assolutamente funzionali alla vicenda ed al risultato non
solo estetico ma eminentemente morale ( non moralistico ) che l' autore
si propone di ottenere. Qui , più ancora che citare la mirabile sequenza
in cui Lady Harrietta ( Ingrid Bergman ) scopre , verso la fine del
film , la mortifera duplicità del personaggio che le è stato sempre più
fisicamente vicino, vorrei dare un altro brevissimo esempio di cosa
significhi per Hitchcock " narrare " cinematograficamente .I tre
personaggi principali , Lady Harrietta , il marito Sam Flusky ( Joseph
Cotten ) e il cugino di lei , Charlie ( Michael Wilding ) sono riuniti
in sala da pranzo dopo cena, nella casa di Sam. Charlie, che sta scrivendo alla
sorella in Irlanda , stimola Harrietta a dettargli qualche sua frase di
saluto per la congiunta, sua amica ma rimasta per anni senza notizie di lei .Dopo
qualche breve convenevole diretto a quest'ultima, Harrietta ne
approfitta per dettare al cugino parole di grande ammirazione , stima
ed affetto per lo stesso Charlie. Siamo in presenza , è chiaro, dei
prodromi di un sentimento amoroso di Harrietta per Charlie, reso
manifesto dall'espediente epistolare . Il regista , invece di continuare
ad inquadrare i due personaggi in questione e magari rappresentarci la
crescente esaltazione di Harrietta ed il presumibile , vittorioso
imbarazzo di Charlie che ode quelle parole così lusinghiere , lascia
fuori campo la voce di Harrietta dettante e sposta contemporaneamente
la macchina da presa in una lenta , sinuosa carrellata laterale per
mostrarci dapprima il posto vuoto alla tavola dove prima avevamo visto
seduto il marito e poi inseguirne quasi l'ombra per gli altri vani
deserti della casa fino a scoprirlo, arrestandosi per un attimo sulla
sua figura, in piedi di spalle, come se stesse per uscire di casa , in
rapida dissolvenza. Non conosco, a parte questa mirabile sequenza ,
altro modo con cui il cinema ci abbia saputo " raccontare " in pochi
secondi, un possibile triangolo amoroso, con tutte le sfumature dei
contrastanti sentimenti dei protagonisti: infatuazione amorosa, timidezza, ritrosia, delusione e distacco. Laddove , per intenderci , un "
cattivo " film avrebbe probabilmente impiegato inquadrature più lunghe o
intere sequenze e , soprattutto, molti dialoghi " letterari ".
Termino perchè non voglio guastarvi il piacere di fare altre scoperte da
voi, in un film che è tutto da assaporare . Buona visione , se vi
capita di trovarlo, e se lo avrete apprezzato almeno un pò, il piacere
che ne avrete ricavato - ve lo assicuro - sarà anche il mio !
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