domenica 24 luglio 2016

" Il peccato di Lady Considine " - Sir Alfred Hitchcock ( 1949 )

Mi piace condividere, aprendo queste noterelle, l' emozione estetica , il piacere della mente e del cuore - in pratica quasi due ore di perfetta felicità - che ho provato rivedendo " Il peccato di Lady Considine ", il capolavoro misconosciuto di Sir Alfred Hitchcock ( 1949 ). L' ho rivisto in DVD, un vero prodigio in tema di restauro, con le tonalità dei " technicolor "di quegli anni , arricchito da un nuovo doppiaggio italiano all'altezza delle nostre migliori tradizioni. Il film a suo tempo non ebbe successo , nè negli USA nè da noi, nonostante la presenza di Ingrid Bergman, allora una delle maggiori dive hollywoodiane. L' assenza di " suspense " e quasi di azione , la vicenda che poteva apparentarlo ad   un banale melodramma ed una certa enfasi nella recitazione lo fecero scambiare ( e tuttora lo fanno passare ) per un'opera minore del grande regista inglese, un'entità trascurabile in una filmografia già piuttosto sostanziosa e che negli anni a venire avrebbe dato titoli di tutto rispetto ( " La finestra sul cortile " e " La donna che visse due volte " su tutti gli altri ).
Debbo dire invece che il film è bellissimo e che hanno torto quei critici che l'hanno colpevolmente trascurato. L' ambientazione è abbastanza insolita per Hitchcock,incline quasi sempre alla più stretta contemporaneità . Siamo infatti nell' Australia del 1830 : il titolo originale del film è " Under Capricorn ", una indicazione geografica piuttosto trasparente. Non racconto la trama perchè voglio lasciare a chi lo vedrà il piacere di scoprire direttamente i tre personaggi principali e di entrare nella complessa situazione che unisce temporaneamente le loro vite . Una situazione di attrazione e di tensione reciproca, di incapacità di fare chiarezza fino in fondo nelle proprie sensazioni, in una continua e sofferta ricerca dell'autodeterminazione, della verità e dei valori assoluti, liberati dai condizionamenti interpersonali e dai vincoli imposti dalla difettosa contingenza , economico-sociale o di cultura e di mentalità. I personaggi di Hitchcock, pur non privi di verosimiglianza storico-ambientale , vanno sempre ben al di là del dato puramente oggettivo .Essi trasferiscono la vicenda in una dimensione " altra ", archetipi di sentimenti , aspirazioni, stati d'animo nei quali lo spettatore , come in un " transfert" psicoanalitico, non fa fatica ad immedesimarsi pienamente, "purificando " quasi sè stesso e uscendo , al termine , da una prova non lontana, per intensità emotiva e razionale al tempo stesso, da quella della stessa " finzione " drammatica.
Ma il film, contrariamente a quanto si potrebbe temere, è tutt'altro che letterario od astratto. Convinto che il cinema ( anche il più dialogato ) deve risolversi in una " narrazione " eminentemente visiva ,Hitchcock cala personaggi , vicenda e sentimenti sottostanti in immagini , in " forme " , di una sconvolgente limpidezza e che permettono una fruizione dell'opera immediata e godibile , tale da coinvolgere , emozionare ed ingenerare il piacere estetico senza alcun artifizio. I mezzi tecnici - che il maestro britannico padroneggia come pochi - non sono mai fini a sè stessi , ma assolutamente funzionali alla vicenda ed al risultato non solo estetico ma eminentemente morale ( non moralistico ) che l' autore si propone di ottenere. Qui , più ancora che citare la mirabile sequenza in cui Lady Harrietta ( Ingrid Bergman ) scopre , verso la fine del film , la mortifera duplicità del personaggio che le è stato sempre più fisicamente vicino, vorrei dare un altro brevissimo esempio di cosa significhi per Hitchcock " narrare " cinematograficamente .I tre personaggi principali , Lady Harrietta , il marito Sam Flusky ( Joseph Cotten ) e il cugino di lei , Charlie ( Michael Wilding ) sono riuniti in sala da pranzo dopo cena, nella casa di Sam. Charlie, che sta scrivendo alla sorella in Irlanda , stimola Harrietta a dettargli qualche sua frase di saluto per la congiunta, sua amica ma rimasta per anni senza notizie di lei .Dopo qualche breve convenevole diretto a quest'ultima, Harrietta ne approfitta per dettare al cugino parole di grande ammirazione , stima ed affetto per lo stesso Charlie. Siamo in presenza , è chiaro, dei prodromi di un sentimento amoroso di Harrietta per Charlie, reso manifesto dall'espediente epistolare . Il regista , invece di continuare ad inquadrare i due personaggi in questione e magari rappresentarci la crescente esaltazione di Harrietta ed il presumibile , vittorioso imbarazzo di Charlie che ode quelle parole così lusinghiere , lascia fuori campo la voce di Harrietta dettante e sposta contemporaneamente la macchina da presa in una lenta , sinuosa carrellata laterale per mostrarci dapprima il posto vuoto alla tavola dove prima avevamo visto seduto il marito e poi inseguirne quasi l'ombra per gli altri vani deserti della casa fino a scoprirlo, arrestandosi per un attimo sulla sua figura, in piedi di spalle, come se stesse per uscire di casa , in rapida dissolvenza. Non conosco, a parte questa mirabile sequenza , altro modo con cui il cinema ci abbia saputo " raccontare " in pochi secondi, un possibile triangolo amoroso, con tutte le sfumature dei contrastanti sentimenti dei protagonisti: infatuazione amorosa, timidezza, ritrosia, delusione e distacco. Laddove , per intenderci , un " cattivo " film avrebbe probabilmente impiegato inquadrature più lunghe o intere sequenze e , soprattutto, molti dialoghi " letterari ".
Termino perchè non voglio guastarvi il piacere di fare altre scoperte da voi, in un film che è tutto da assaporare . Buona visione , se vi capita di trovarlo, e se lo avrete apprezzato almeno un pò, il piacere che ne avrete ricavato - ve lo assicuro - sarà anche il mio !

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